Il meccanismo si è messo in moto e il traguardo è già vicino: il 2 giugno, infatti, il presidente della Repubblica potrebbe nominare Marina Berlusconi Cavaliere del Lavoro. Sarebbe un riconoscimento importante, ancora di più nel vuoto lasciato dalla scomparsa, nel giugno scorso, del padre Silvio. L’iter è già partito: amici, imprenditori, collaboratori hanno iniziato a raccogliere la documentazione che sarà inviata alla prefettura di Milano, prima stazione nel laborioso passaggio che porta verso la concessione dell’onorificenza. Il secondo step è invece presso il Ministero delle imprese e del Made in Italy che realizza una scrematura e seleziona una rosa di nomi. Poi la parola passa a Sergio Mattarella che firma e chiama i 25 prescelti. Con successiva cerimonia in ottobre.
Marina, come scrive il Messaggero, ha tutte le credenziali per ambire al prestigioso riconoscimento. Presidente di Fininvest e numero uno di Mondadori, ha più di vent’anni di esperienza, come richiede la norma, nel settore per cui riceverebbe il «premio». Ma il primo requisito è una «specchiata dirittura civile e sociale»: non devono esserci macchie nel curriculum del soggetto che deve diventare un esempio per il Paese.
Qualcosa di drammatico capitò proprio a Silvio Berlusconi, il Cavaliere persino nel linguaggio comune degli italiani. Fu lui ad autosospendersi dopo la condanna per frode fiscale nel 2013. Condanna, per inciso, contestata persino da uno dei giudici che scrissero quella sentenza, Amedeo Franco, corso proprio ad Arcore a confessare la propria sofferenza.
Poi, con la riabilitazione. Berlusconi tornò in sella al suo titolo, ma quella singolare dizione, ex Cavaliere, è diventata alla fine un tratto distintivo della guerra giudiziaria che si è combattuta in Italia.
Oggi incoronare Marina vorrebbe dire dare spazio alle seconde generazioni, non soltanto quella di Arcore, che assicurano continuità alle grandi dinastie industriali tricolori. Marina è la primogenita e dunque esprime, anche anagraficamente, un cognome che ha fatto storia nel nostro Paese. Nell’editoria ma poi, come sappiamo, un po’ ovunque nella società.
Marina si è formata alla scuola del padre ed è sempre stata vicina a lui. Lo ha difeso nei molti momenti in cui lui era esposto e per un certo periodo si è ventilata l’ipotesi che potesse scendere in politica, raccogliendo in qualche modo l’eredità paterna. Ma l’interessata ha sempre smentito: ha già molto da fare come leader di aziende che hanno un loro peso specifico. Insomma, la tentazione di misurarsi con il consenso popolare, se mai c’è stata, è tramontata.
E però il cavalierato sarebbe il sigillo su una carriera da numero uno, ma anche l’omaggio a una storia straordinaria e irripetibile, iniziata a Milano negli anni ruspanti del dopoguerra.
E sarebbe, a suo modo, anche un segno di pacificazione: qualche mese fa l’iscrizione nel Famedio del nome di Silvio Berlusconi ha provocato polemiche e reazioni stizzite.
Il segno che, al di là delle innumerevoli querelle e dispute ideologiche, non si è ancora compreso il valore e il prestigio che Berlusconi e le sue opere hanno per tutto il Paese. Non solo per chi lo votava o per chi lavora a Mediaset o nelle altre realtà del Biscione.
Si vedrà. Per il momento l’appuntamento è fissato per il 2 giugno: a un anno esatta dalla scomparsa di Silvio, un altro Berlusconi, una donna, potrebbe ricevere il plauso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.