L’Ue lavora alla missione Aspides: il piano per la crisi del Mar Rosso

L'Ue lavora alla missione Aspides: il piano per la crisi del Mar Rosso

Mentre la crisi del Mar Rosso monta minacciosa, sia sul versate commerciale che su quello della sicurezza, l’Unione Europea cerca di inserirsi nella crisi tentando di rinforzare la propria postura e intestarsi un ruolo nelle vicende mediorientali. Da parte degli Stati membri avanza sempre più la richiesta di un cessate il fuoco immediato ma su questo le posizioni tra i 27 sono diverse, nonostante la presidenza belga del Consiglio Ue e l’Alto rappresentante spingano in questo senso. Ma all’ordine del giorno, quest’oggi, la protagonista è stata la bozza sulla missione Aspides che nel breve termine dovrebbe andare ad affiancarsi alla Prosperity Guardian e con le attvità a firma anglo-americana che hanno come obiettivo quello di colpire le basi Houthi in Yemen.

L’incontro di oggi dei ministri degli Esteri Ue: l’emergenza Mar Rosso

Oggi l’incontro al vertice dei ministri degli Esteri Ue che in serata ha confermato l’accordo Ue sulla missione militare nel Mar Rosso proposta da Italia, Francia e Germania. Una nuova operativa in linea di principio, che ora lascia spazio al lavoro tecnico per definire i dettagli, i confini e le regole d’ingaggio, in vista di un’eventuale approvazione al prossimo Consiglio Esteri del 19 febbraio prossimo.

Antonio Tajani da Bruxelles definisce la nuova missione “un passo in avanti per una vera difesa europea“. Il progetto è quello di ampliare la missione Agenor, operante nello Stretto di Hormuz, ma con regole di ingaggio diverse, più forti da un punto di vista militare per tutelare il traffico marittimo. Rimarrebbe in piedi anche la missione Atalanta, che opera di fronte alle coste della Somalia: dalla fine di ottobre anche la fregata multimissione “Virginio Fasan” è entrata a far parte della missione. Una priorità politica per l’Italia che deve proteggere i suoi 154 miliardi di euro di import-export che attraversano il canale di Suez, messi a repentaglio dagli attacchi dei ribelli yemeniti, un flusso che vale il 40% del commercio marittimo del nostro Paese. Dall’Italia, Giorgia Meloni ha sostenuto fortemente l’iniziativa nel Mar Rosso ribadendo come si tratti di una missioni meramente difensiva, tentando di spegnere le polemiche sull’eventuale passaggio in Parlamento. La premier ricorda che per “la missione europea di difesa non dobbiamo passare in Parlamento” ma che per un’iniziativa come quella americana il passaggio dal Legislativo sarebbe stato obbligatorio.

L’Unione Europea alla ricerca dell’unanimità sulla missione in Mar Rosso

Secondo Borrell ora l’Unione dovrebbe proseguire alla ricerca dell’unanimità, per vedere quando poter procedere con la missione nel Mar Rosso. Le tempistiche, tuttavia, rimangono vaghe. “Il paper con le opzioni è sul tavolo. Gli Stati membri si sono espressi e nessuno si è opposto“, ha precisato Borrell spiegando che però alcuni Stati potrebbero non partecipare alla missione, come la Spagna, ad esempio. “Non partecipare è una cosa, opporsi un’altra. Si può non partecipare ma lasciare gli altri agire“, ha detto. “Ora bisognerà lavorare al testo e un regolamento per il modus operandi di questa missione. Il carattere operativo va definito“, così come “le possibilità di azione concreta a livello militare per la difesa da un attacco. Non si tratta semplicemente di un accompagnamento passivo a una nave mercantile, si tratta di contrapporsi a un eventuale attacco. Poi bisognerà vedere il livello operativo“, in una missione europea in cui andrà deciso anche chi prenderà il comando, ha quindi evidenziato l’Alto rappresentante Ue. La tensione in Medio Oriente rimane quindi alta, e la soluzione al conflitto fra Palestina e Israele, così come la questione del Mar Rosso, terranno banco in Ue anche per il prossimo Consiglio Affari esteri, previsto per il 19 febbraio prossimo. Il rischio, come sempre, è anche quello di una possibile destabilizzazione economica, in una situazione geopolitica in cui Bruxelles stenta a trovare la quadra e in tempi brevi.

La crisi in Mar Rosso e il diritto europeo

La futura missione Aspides non è tuttavia esente da alcune problematiche legate al diritto internazionale. “In linea di principio è positiva, ma bisogna vedere le regole d’ingaggio che verranno attuate“: così ha dichiarato all’Adnkronos Natalino Ronzitti, professore emerito di Diritto Internazionale all’università Luiss. Ronzitti ha sottolineato che in una situazione di conflitto armato tra Stati, i belligeranti hanno il diritto di visitare le navi mercantili neutrali per controllare se abbiano carichi di contrabbando di guerra, ovvero armi. Ma la situazione attuale non sarebbe questa, non ci sono Stati belligeranti, ma si tratta di ribelli che non hanno alcun diritto di fermare o attaccare una nave. Trattandosi dunque di una missione contro la pirateria, la discriminante riguarda come verrà impegnata la forza qualora si verifichino degli attacchi: saranno quindi fondamentali le regole d’ingaggio che si vogliono seguire e il coordinamento della missione, che potrebbe spettare all’Italia. Nel caso europeo si tratterebbe di una particolare applicazione dell’art. 44 del Trattato Ue che prevede che il Consiglio possa affidare “la realizzazione di una missione ad un gruppo di Stati membri che lo desiderano e dispongono delle capacità necessarie per tale missione”.

Le parole di Borrell

Ma le vicende nel Mar Rosso non possono essere slegate dalla questione principale: la guerra a Gaza. A Bruxelles, infatti, oggi erano presenti degli ospiti d’eccezione: i ministri degli Esteri di Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Lega araba, Autorità palestinese e Israele, che hanno accettato l’invito di Josep Borrell. Quest’ultimo in particolare si è reso protagonista di una vera filippica contro Tel Aviv: “A Gaza la situazione umanitaria non potrebbe essere peggiore. Con centinaia di migliaia senza niente, senza ripari, senza cibo, senza medicine. E ogni giorno il numero dei civili uccisi è elevato. Ora la domanda è: quanti sono troppi? Troppi sono 25mila persone? Per quanto tempo continuerà?“, ha sottolineato Borrell, al suo arrivo al Consiglio Ue Affari esteri. Il capo della diplomazia Ue ha rilanciato con un suo documento la soluzione dei due Stati, ribadendo la posizione comune con il Segretario Generale Onu.

L’Alto rappresentante Borrell ha mostrato sicurezza e accordo fra i diversi Stati europei, spostando il focus anche verso l’aggressività di Israele contro i civili di Gaza. Come ha dichiarato Borrell nella conferenza stampa finale, “più morti non porteranno più sicurezza a Israele“, ma Hamas rimane ancora un’entità da sconfiggere, come unanimemente ribadito da tutti i ministri europei. Per il momento, insomma, la soluzione al conflitto rimane lontana e la comunità europea non sembra ancora in grado di fornire una proposta chiara e coerente da seguire. Il piano presentato da Borrell appare più come una road map a lunga scadenza, che un progetto spendibile nel breve periodo.

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