La crescita è resiliente ma sta rallentando, Roma deve intervenire con una serie di misure (horror) improcrastinabili: queste alcune delle indicazioni dell’Ocse nell’Economic Survey sull’Italia. Secondo gli esperti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, le stime per il 2024 e il 2025 sono contenute, con il Pil atteso crescere dello 0,7% nel 2023 e 2024 e dell’1,2% nel 2025, come previsto a novembre:“L’economia ha superato bene le recenti crisi, ma la crescita sta ora rallentando a causa dell’inasprimento delle condizioni finanziarie”. Ma il passaggio principale del documento riguarda le tasse.
Per l’Ocse, infatti, l’Italia dovrebbe spostare le imposte dal lavoro alla proprietà e all’eredità, così da garantire il mantenimento o l’aumento delle entrate. “Lo spostamento delle imposte dal lavoro alla successione e alla proprietà renderebbe il mix fiscale più favorevole alla crescita”, si legge. Un piano da incubo che sicuramente farà contenta la sinistra, ossessionata dalle tasse e in particolare dalla patrimoniale, un vero e proprio cavallo di battaglia da quelle parti. E sarà evidentemente sfuggito un particolare a chi ha stilato il documento: le imposte sul patrimonio fanno incassare allo Stato 49,8 miliardi di euro all’anno. Per dare un’idea, l’incidenza è raddoppiata rispetto al 1990.
Ma non solo: Roma dovrebbe aggiornare i calcoli della base imponibile tenendo conto degli impatti distributivi e continuare a contrastare l’evasione fiscale – altro tormentone – anche “continuando a promuovere l’uso dei pagamenti digitali e abbassando il tetto sui pagamenti in contanti”. L’Ocse consiglia l’eliminazione delle spese fiscali costose senza una giustificazione economica o distributiva e la riduzione dell’erosione della base imponibile anche “riducendo le spese fiscali e limitando la proliferazione di regimi fiscali speciali di flat tax”.
Raccomandazioni dell’Ocse anche sul dossier pensioni. L’Italia dovrebbe rivedere la spesa con lo stop graduale agli schemi di anticipo e valutando interventi sulla tassazione delle pensioni d’oro retributive. In altri termini, un’altra ricetta di sinistra: tassare, tassare, tassare. Gli esperti hanno acceso i riflettori sulla spesa complessiva per le pensioni, sottolineando che nel breve termine il problema si potrebbe contenere con “l’eliminazione graduale regimi di pensionamento anticipato. La parziale de-indicizzazione delle pensioni elevate dovrebbe essere mantenuta nel breve termine, ma sostituita nel medio termine da una tassa sulle pensioni elevate che non sono correlate a contributi pensionistici pregressi”. L’organizzazione con sede a Parigi ha evidenziato sul punto che “questo contributo di solidarietà potrebbe essere mantenuto fino a quando il reddito relativo dei pensionati non sarà allineato alla media Ocse”. Un programma di interventi che sembra destinato a un Paese in rovina e non a un Paese come l’Italia, uscito a pieni voti dalle recenti crisi.
Spending review più ambiziose con un’attenzione al debito pubblico, tra i più alti dei Paesi Ocse e da “riportare su una traiettoria prudente”, ma non solo. Gli esperti si sono soffermati anche sul Pnrr, raccomandando a Roma di riorientare il Piano su progetti di investimento di grandi dimensioni e gestiti a livello centrale che possono essere realizzati come previsto dal Piano rivisto. “L’ambizioso pacchetto di riforme strutturali e di investimenti pubblici previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta un’opportunità importante per rinvigorire la crescita e rendere più gestibili le pressioni fiscali”, si legge. Da qui il monito a “consolidare ed espandere le principali riforme recenti nei settori della giustizia civile, della pubblica amministrazione e della concorrenza; dotare la forza lavoro delle competenze necessarie per con le competenze necessarie per avere successo nella transizione digitale e verde; e aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto delle donne“.