Guerra dei prezzi, auto speed date, battaglia dei listini. In qualsiasi modo la si voglia chiamare, è cominciata e potrebbe segnare l’andamento delle vendite delle auto elettriche da qui ai prossimi anni. La sforbiciata – messa in atto da alcune case automobilistiche ai costi di acquisto dei propri modelli – si è diffusa rapidamente nelle ultime settimane, con Tesla ad innescare un meccanismo ben preciso che Elon Musk non ha avuto paura a sfruttare per puntare al vertice delle vendite, a partire dall’Europa. E se da un lato la casa automobilistica americana rimane un punto di riferimento tecnologico, ora lo è diventata anche sui prezzi visto che con una media del -25% a listino molti marchi sono dovuti correre ai ripari. Intanto Tesla Model Y è diventata l’auto più venduta nel Vecchio Continente nel 2023, con il suo fondatore convinto di poter accettare una riduzione dei margini, forte anche di una serie di benefit da sfruttare, come ad esempio i crediti d’imposta previsti dall’amministrazione Biden per i produttori di batterie. La prima mossa del marchio americano la scorsa estate aveva trovato una fredda reazione da parte della concorrenza, con BMW subito contraria, così come Volkswagen che, per bocca del CEO Oliver Blume, aveva sottolineato come non si sarebbe fatta trascinare in alcuna guerra dei prezzi. Tuttavia, a poco meno di sei mesi anche VW ha dato una sforbiciata ai listini della gamma ID in alcuni paesi, Francia in primis, per rientrare negli incentivi ma anche per fare fronte alla domanda sempre più in difficoltà per quel che riguarda le auto elettriche (con tanto di giorni di chiusura negli stabilimenti e riduzione dell’output).
Raggiungere gli obiettivi commerciali però è di vitale importanza e così abbassare i costi per acquistare le ID è stato quasi inevitabile, anche per non perdere ulteriore terreno rispetto a Tesla. Il tutto mentre le cinesi si apprestano ad arrivare sul mercato dell’Europa. A partire da BYD, già competitiva e ora pronta ad esserlo ancora di più con una riduzione dei listini compresa tra il 5% e il 15%, dapprima in Germania e poi forse anche su altri mercati. In uno scenario del genere, in cui oltre alla Model 3, anche la Tesla Model Y (in configurazione RWD) può essere acquistata con gli incentivi in Italia, spicca la ferma presa di posizione di Stellantis, con Carlos Tavares che ancora una volta ha ribadito di non essere disposto ad accettare alcuna battaglia dei listini. Questo nell’anno in cui il gruppo lancerà alcune delle attese low cost elettriche, come ad esempio la Citroen C3 e la Fiat Panda. Secondo il manager portoghese, prima di ridurre i listini sarà necessario aver ridotto sufficientemente i costi grazie allo sviluppo tecnologico.
Tavares ha previsto un “autentico bagno di sangue” se il trend continuerà ad essere questo, perché i marchi auto non saranno in grado di gestire la riduzione della redditività e finiranno per annaspare ed essere travolti dalla concorrenza. Il tempo si incaricherà di dire chi ha ragione. In questo contesto, il numero delle auto elettriche aumenta, in Italia del 34,5% e in Europa del 13,7% con quote di mercato però che sono lontane ancora da quelle dei motori a combustione: al 15,7% nel Vecchio Continente e in Italia invece solo al 4,2%. Nel nostro Paese poi il calo della domanda rispetto al periodo pre-covid è ancora ben evidente, addirittura -18,1% sul 2019. Sullo sfondo rimane il ginepraio degli incentivi, che da un lato spingono il mercato e dall’altro lo influenzano senza poter davvero avere una chiara indicazione di quello che sarà, in futuro, il reale potere di acquisto degli automobilisti.