Sfugge ai killer, si getta dal balcone e muore. Altra sparatoria a Napoli, altro morto ammazzato, colpito da una scarica di proiettili e finito in strada dopo un volo di 8 metri la scorsa notte. Vittima di un commando di almeno due uomini, Raffaele Cinque, 50 anni, pregiudicato, finito in carcere più volte per rapina, furto, estorsione (cavallo di ritorno) e tentato omicidio.
L’agguato mortale è avvenuto in un condominio di via dello Scirocco, nel quartiere periferico di Secondigliano, all’alba di ieri. A pochi giorni dal tentato omicidio di un giovane boss delle Case Nuove, Nicola Giuseppe Moffa, 18 anni, dove è rimasta ferita anche una donna e sono stati esplosi più di ottanta colpi, a Napoli si spara ancora. L’ennesimo atto della guerra infinita di Camorra, culminata nella stesa finale, la sventagliata di proiettili esplosi a casaccio fra la folla con mitragliette e armi di grosso calibro, non ferma rappresaglie e vendette tra criminali. Secondo una prima ricostruzione della polizia, la vittima avrebbe aperto la porta ai suoi assassini. Li conosceva, probabilmente compagni di paranza (e di rapina) ai quali Cinque doveva, forse, delle spiegazioni. O del denaro. Entrati nell’appartamento i sicari aprono il fuoco colpendo il 50enne in più parti del corpo. Almeno 8 i colpi sparati con pistole calibro 7×65, stando ai bossoli recuperati. Le ferite, però, non lo uccidono. A questo punto sono due le ipotesi: l’uomo cerca scampo dai suoi assassini che lo inseguono lanciandosi dal balcone al secondo piano, batte la testa, muore. Secondo scenario. Cinque, nonostante i colpi ricevuti, si getta sui suoi aggressori per cercare di disarmarli ma ha la peggio e viene gettato di sotto. Non un semplice avvertimento: Cinque doveva morire a ogni costo tanto che i sicari, una volta a terra, gli sparano ancora. Sarà l’autopsia a stabilire se il 50enne sia morto per i colpi ricevuti o in seguito alla caduta. A chiamare le forze dell’ordine i residenti, svegliati alle 5 del mattino dagli spari. Sul posto gli uomini della scientifica per i rilievi e gli agenti della squadra mobile, oltre al pm di turno cha ha aperto un fascicolo per omicidio volontario. Al vaglio della polizia chiamate e messaggi memorizzati sul cellulare della vittima e le telecamere della zona. Non un omicidio «eccellente», secondo gli investigatori che parlano di un personaggio dal basso profilo criminale, slegato ai clan di Camorra, tanto da battere la pista di un regolamento di conti legato a mancate spartizioni di denaro. Cinque, però, nonostante fosse un piccolo criminale, era affiliato a Contini del Vasto, la stessa famiglia di appartenenza di Moffa, il 18enne gambizzato alla stazione tre giorni prima. Due episodi solo all’apparenza scollegati ma che farebbero pensare a una guerra interna alla «federazione criminale» chiamata Alleanza di Secondigliano.