No, Mike Maignan non è il tipo di fare un passo indietro e di cambiare registro parlando di calcio. No. Mike Maignan, dopo una notte di riflessione, al ritorno da Udine e da quegli insulti («scimmia, scimmia»), è rimasto sull’argomento. Il portiere francese, rimasto choccato per tutto il tempo successivo al rientro in campo, ha preso ancora una volta il cellulare e ha scritto di suo pugno l’editoriale rivolto al calcio italiano. «Oggi un intero sistema – ecco il suo post tra i più cliccati della rete – deve assumersi le proprie responsabilità e cioè gli autori di questi atti, gli spettatori presenti in tribuna, il club Udinese che ha parlato di partita interrotta (senza citare il motivo, ndr), le autorità e la procura altrimenti diventeranno complici. A Udine non è stato aggredito il calciatore ma l’uomo, il padre di famiglia».
È stato come un tuono che ha provocato il risveglio di qualche coscienza e uno tsunami di interventi e dichiarazioni. A cominciare da quella del club friulano, rimasto in pericoloso silenzio durante la partita, e intervenuto per riparare alla figuraccia e promettere «la collaborazione con le autorità per identificare al più presto gli autori di quei gesti». Non solo. Anche il sindaco della città, dalle nobili tradizioni, ha preso la parola per riparare all’imbarazzo delle ore precedenti. Alberto Felice De Toni, primo cittadino di Udine, ha proposto Maignan per il conferimento della cittadinanza onoraria e ha aggiunto l’intenzione di promuovere una iniziativa in collaborazione con Fondazione Milan.
Dopo la valanga di messaggi di Pioli, calciatori e dirigenti, tutti destinati a stringere in una morsa d’affetto Mike, il sito ufficiale del club rossonero ha imposto ai suoi collaboratori «una giornata di silenzio», come per invitare tutto il mondo del calcio a una riflessione non più dettata dall’emotività del momento e quindi da liquidare in pochi minuti. Tra i tanti messaggi ricevuti da Maignan, il più atteso e forse anche il più letto, è diventato quello di Zoro, l’ex calciatore del Messina che in occasione di un Messina-Inter ebbe identica reazione e fu convinto dai colleghi, con Adriano in testa, a riprendere il gioco. Sul tema, Zoro ha insistito: «Mike ha fatto bene a uscire dal campo, al suo posto non sarei più rientrato».
In effetti quel rischio c’è stato. E solo grazie all’intervento del team manager milanista Alberto Marangon, Maignan si è fermato nel corridoio dove è stato raggiunto dagli altri sodali per poi riprendere posto in campo, con un condizionamento evidentissimo sul proprio rendimento. Non è più stato lui, lo si è colto al volo in occasione del gol dell’1 a 1 dell’Udinese e forse anche dopo. Si spiega così probabilmente il gesto finale di Adli e Florenzi subito dopo il gol di Okafor: invece di correre dallo svizzero, sono scattati verso la porta per stringere in un abbraccio proprio lui, Mike Maignan.
Dietro le quinte del turbolento dopo-partita, c’è stato un altro intervento. Ibra ha lasciato in anticipo la tribuna, è arrivato davanti al sottopassaggio, ha preso da parte il portiere francese, gli ha parlato a lungo e gli ha suggerito di andare davanti alle telecamere per raccontare l’accaduto e spiegare bene nel dettaglio il tipo di offese ricevute. Segno che il ruolo di Zlatan, col passare dei giorni, all’interno del club comincia a definirsi e a diventare anche significativo.