Lasciate che i giovani vengano a noi. In uno dei suoi interventi più europeisti da quando il Regno Unito è uscito dall’Unione, il sindaco di Londra Sadiq Khan ha illustrato la necessità di un accordo per la mobilità giovanile.
Dalle colonne del domenicale Observer il politico laburista ha spiegato che il piano sarebbe in grado di ridurre notevolmente l’enorme danno economico e culturale provocato dalla Brexit in questi ultimi anni. La posizione pro Europa del sindaco della capitale è nota a tutti, ma quella di ieri è una mossa importante perché dal 2016 in poi nessuno si era spinto fino a questo punto. Khan ha infatti dichiarato di voler appoggiare una sorta di soft Brexit che preveda la sottoscrizione di un accordo di libera circolazione giovanile con gli altri Paesi europei oppure dei cambiamenti nei regolamenti dei permessi di soggiorno che attualmente limitano la possibilità di viaggiare e di lavorare in Europa e nel Regno Unito. Le sue affermazioni fanno capire che la campagna elettorale laburista per le elezioni del sindaco, previste per maggio, avrà un profilo europeista e profondamente anti Brexit. Pur non facendo menzione di un possibile rientro nell’Unione europea, Khan ha invitato anche in passato ad un «dialogo pragmatico» su un possibile ricongiungimento del Regno Unito al mercato unico e all’Unione fiscale quando i termini della Brexit verranno ridiscussi nel 2025. E non è un caso che sia proprio Khan a farsi promotore della battaglia europeista. «Penso che la gente abbia compreso che la maggior parte dei cittadini a favore dell’Europa vivono a Londra – ha spiegato all’Observer una fonte del partito – ed è chiaro che il Labour voglia rivolgersi direttamente a loro». Inoltre nella capitale vivono circa 1,2 milioni di cittadini europei che voteranno per l’elezione del sindaco, una percentuale decisamente significativa. Mentre gli ultimi sondaggi hanno rivelato che la maggioranza dei cittadini britannici considera ora la Brexit un totale fallimento, Khan sostiene che la capitale è stata quella più colpita dall’uscita dall’Europa, in particolare i suoi giovani. «Non solo ora per loro è più complicato trasferirsi all’estero per lavoro – ha spiegato – ma la decisione estremamente sbagliata del governo di abbandonare il programma Erasmus ha reso molto più difficile anche venire a studiare all’estero. Per questi motivi sarei molto favorevole ad un nuovo schema di mobilità giovanile del quale beneficeremmo sia economicamente che culturalmente e socialmente. Anche se il Regno Unito non è più parte dell’Europa – conclude – Londra sarà sempre una città europea».