Teatro di Roma, sceneggiata di sinistra su De Fusco direttore: “Nomina arrogante”

Teatro di Roma, sceneggiata di sinistra su De Fusco direttore: "Nomina arrogante"

Sul Teatro di Roma sta andando in scena lo psicodramma della sinistra engagé. Uno spettacolo assai poco edificante fatto di rimostranze a sfondo politico e di accuse al governo Meloni. Il caos è scoppiato nelle scorse ore, dopo che i membri del Consiglio di Amministrazione avevano nominato il regista Luca De Fusco quale nuovo direttore della fondazione capitolina che amministra quattro importanti teatri della città. Apriti cielo: secondo i progressisti e secondo il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, si sarebbe consumato “un grande atto di arroganza” e di una “prepotenza politica“. Da parte di chi? Della destra, ovviamente, accusata di aver portato avanti una candidatura gradita al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

Teatro di Roma, caos su De Fusco

A far indignare la sinistra è stato in particolare il fatto che la nomina fosse avvenuta in una seduta del Cda alla quale mancavano Francesco Siciliano, presidente della fondazione, e Natalia Di Iorio, rappresentante del Comune di Roma, amministrato dal centrosinistra, che presumibilmente si sarebbero opposti alla scelta di De Fusco. E poco importa che quest’ultimo abbia un curriculum di tutto rispetto (è stato direttore del Teatro Stabile del Veneto, del Teatro Stabile di Napoli e di quello di Catania, ha lavorato come regista lirico per teatri come il San Carlo, La Fenice, il Massimo di Palermo e l’Arena di Verona): la designazione ha mandato in tilt i progressisti facendo scattare riprovazioni sdegnate e minacce di impugnazione della “arrogante nomina“. Sul punto, il più severo è stato proprio il sindaco Gualtieri, che – tra le varie argomentazioni apportate – ha anche attaccato: “Serve un manager teatrale, non un regista“.

“Riunione invalida”

A protestare è stato anche il presidente della fondazione, Siciliano, il quale ha parlato di “riunione invalida” e di “scelta preconfezionata“. Secondo alcune ricostruzioni di stampa, Siciliano e Di Iorio si sarebbero aspettati una discussione e un tentativo di compromesso per nominare qualcuno che mettesse d’accordo sia la Regione sia il Campidoglio. Le differenti dinamiche della designazione avrebbero però fatto saltare gli equilibri. E pure i nervi. Così, nella querelle ci si è tuffata in pieno anche la politica. Poteva dunque Elly Schlein perdere l’occasione per scagliarsi contro la destra brutta e cattiva? Ovviamente no. E infatti la reazione della leader dem non si è fatta attendere.

Schlein contro il governo. Mollicone: “Nomina regolare”

La destra al governo, nazionale e regionale che sia, ha sempre e solo la stessa ossessione: occupare poltrone, promuovere gli amici, controllare attraverso i propri uomini le articolazioni del Paese. Quando questo si fa in sfregio alla cultura, significa che abbiamo superato il livello di allarme“, ha Schlein. Quanto è successo al Teatro di Roma – ha proseguito – “inquieta e preoccupa anche per le circostanze di questo vero e proprio blitz“. Pronta la replica del presidente della commissione Cultura della Camera e responsabile Cultura e Innovazione di Fratelli d’Italia Federico Mollicone: “La nomina di De Fusco è regolare e votata dai rappresentanti del Mic e della Regione Lazio, sotto la vigilanza degli organi di controllo. Come sa bene il sindaco di Roma è stata una scelta condivisa con il Ministro e con il presidente della Regione Lazio“. E nella mischia si è lanciato pure il sottosegretario Vittorio Sgarbi, con una posizione terza: “Un direttore deve chiedere di essere votato da tutto il Consiglio di amministrazione per il rapporto costante che deve avere con quella istituzione. Non può dirigere a prescindere dal Cda. È un gesto che gli farebbe onore, e smentirebbe il non gradimento del sindaco che lo definisce, come se a teatro fosse un limite, ‘regista’ e non ‘manager’ (figura umiliante e senza storia)“.

La lettera degli artisti

Da segnalare, anche una lettera di protesta per la nomina di De Fusco firmata da artisti e registi tra cui Matteo Garrone, Elio Germano e Lino Guanciale. “Questo modo di procedere rappresenta un grave colpo al rapporto di lealtà e al rispetto istituzionale che legano il teatro della capitale alla città, alle sue artiste e ai suoi artisti, al pubblico tutto e a chi ogni giorno si impegna per mandare avanti il Teatro stesso“, si legge in un passaggio della missiva. E per carità, ogni posizione è legittima, soprattutto se supportata da opportune argomentazioni. Ma nel gran bailamme delle ultime ore fa sorridere che a indignarsi per una presunta spartizione di poltrone nel mondo della cultura sia proprio la sinistra.

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