La sinistra può predicare pacifismo, perchè c’è chi guarda la realtà

La sinistra può predicare pacifismo, perchè c'è chi guarda la realtà

Dev’essere bello fare i pacifisti. Facile e bello, farlo così. Putin invade l’Ucraina e colpisce i civili ucraini? Che si arrendano. I terroristi di Hamas compiono un orrendo pogrom anti-ebraico? Basta una formula «magica»: due popoli due Stati. Gli ayatollah minacciano l’olocausto nucleare contro i «sionisti»? Avranno le loro ragioni, no? Gli Houthi assaltano bloccano i traffici commerciali che passano dal Mar Rosso? Se la vedano gli americani.

La sinistra, soprattutto italiana, è fatta così. Non vuole sentir parlare di armi e guerre: è superiore. Vola alta nei cieli della bontà. Chiede astrattamente «soluzioni politiche», e tanto basti. D’altra parte, fa bene all’autostima sentirsi migliori dei «guerrafondai». E quindi Giuseppe Conte (foto) conduce una fiera campagna per abbandonare Kiev al suo destino, Elly Schlein vuole disarmare lo Stato ebraico, e nessuno si occupa davvero della feroce repressione violenta messa in atto dal regime misogino e teocratico dell’Iran. La sinistra si volta dall’altra parte (se va bene). Sogna, o fa finta. Sì perché in questo infantilismo ideologico il grande assente è il principio di realtà. E se progressisti e parolai possono crogiolarsi nella loro (immaginaria) superiorità, è solo perché quei «guerrafondai» degli americani hanno garantito (a un prezzo altissimo) la pace nel cuore dell’Europa, battendo il nazismo prima e il comunismo poi. E ancora oggi sono gli Usa, al fianco di Israele e degli ucraini, che si incaricano di arginare l’imperalismo post-sovietico di Putin e la minaccia terroristica islamista.

Se la sinistra europea può trastullarsi come sognatrice di un mondo senza guerre, è perché qualcuno le toglie le castagne dal fuoco, facendo i conti con la realtà di regimi e ideologie ostili, da cui – volenti o bolenti – dobbiamo difenderci.

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