La scelta della fine è l’inizio del diritto

Il governatore del Veneto Luca Zaia

C’è in giro una balla, che oggi bisogna chiamare fake-news per essere all’altezza. Trattandosi di vicende veneziane, attingendo da Carlo Goldoni mi verrebbe di chiamarle «spiritose invenzioni», ma non c’è nulla di spiritoso in queste bugie, poiché la faccenda non merita edulcorazioni, dato che viene a confondere la gente in merito a sentimenti profondi che agitano tutti noi. Trattasi di eutanasia, fine vita, buona morte. Insomma, riguarda il diritto o no dei cittadini di poter decidere quando andarsene da questo teatrino esistenziale. Per me è un diritto che scatta nel momento del nostro primo vagito. Visto che non abbiamo scelto di nascere, dobbiamo almeno poterci svincolare liberamente dalla vita, senza il permesso dei bigotti, che comunque non lo daranno mai. Non riesco a capacitarmi di come qualcuno si permetta di imporre a chi non creda il proprio credo in una materia così intima, confiscando il foro della coscienza di chi non riesce più a portare il masso atroce della sofferenza fisica o morale che gli sta schiacciando il petto.

Non è un pensiero di minoranza, il mio. Il Censis, nella sua indagine datata dicembre 2023, ha appurato che il 74 per cento degli italiani è favorevole alla legalizzazione della eutanasia. La democrazia dovrebbe perciò adeguare il codice a questa volontà popolare, ovviamente mettendo al riparo da abusi sempre possibili familiari (l’eredità!) o di tipo sociale (il costo delle cure, da qui una sorta di soluzione finale della questione geriatrica).

E qual è allora la balla che ho promesso di denunciare? Su tutti i giornali e tg che ho potuto visionare, qualunque visione del mondo o posizione politica li contraddistinguesse, è apparsa la notizia sia pur variamente commentata con ahimè o evviva- che l’eutanasia sarebbe stata bocciata dal Consiglio

regionale del Veneto. Secondo chi ha cantato vittoria, sarebbe stata impedita così una specie di breccia legislativa attraverso cui rendere legale la pratica eutanasica da Venezia a tutta Italia grazie a una sorta di colpo di Palazzo, con l’assenso del governatore locale, Luca Zaia, in dissenso sul punto da Matteo Salvini e da tutto il centrodestra. Tutto questo genera in me un tale giramento di palle che rischierebbe di travolgere per lo spostamento d’aria il tablet su cui sto scrivendo, per cui onde contenermi mi esprimo per punti.

1) Nessuna bocciatura dell’eutanasia. In Italia una certa eutanasia, nella forma esclusiva del suicidio assistito, che implica la certezza della libera volontà del morituro maggiorenne, è depenalizzata, eccome se lo è.

2) Lo ha deciso una entità che è persino superiore al Parlamento in materia di leggi, figuriamoci ai consigli regionali, al punto che su materie gravi riempie il vuoto normativo sostituendosi a deputati e senatori che disertano dal loro compito. Questa istituzione – scopro l’acqua calda ma ogni tanto è necessario – si chiama Corte Costituzionale.

3) Anni fa, grazie al coraggio di Marco Cappato, che ha sfidato la galera per mettere in moto la giustizia, e all’abilità tecnica dei suoi avvocati, tra i quali il mio amico Massimo Rossi, i giudici della Consulta furono investiti della questione a proposito dell’articolo 580 del codice penale che sanziona pesantemente appunto comportamenti come quelli che indussero Cappato ad aiutare a morire dj Fabo, accompagnandolo in una clinica svizzera. Così la Corte, con la sentenza 242 del 2019, ha piantato paletti all’interno dei quali è esercitabile il diritto alla buona morte.

4) La sentenza però non ha, e non può avere, la pretesa di stabilire come e quando, con quali tempi,

in quali strutture, eccetera possa diventare da decisione di principio una possibilità pratica. Risultato: si è in balia della decisione dei giudici locali e delle burocrazie che rimandano, non vogliono grane, di fatto preferiscono che il candidato emigri in qualche clinica svizzera. Sarebbe questa la misericordia cristiana?

5) La Regione, pochi lo sanno, non ha un ruolo amministrativo ma legislativo e di governo in alcuni ambiti stabiliti anche se in modo pasticciato dalla riforma federalista del centrosinistra (2001). Per questo è approdata in Consiglio una proposta di legge regionale Cappato firmata da novemila veneti.

6) Si poteva discutere, cambiare, modificare. Trovare compromessi, cercando la rima tra diritto intangibile alla libertà personale di disporre della propria morte e il diritto a cure palliative adeguate. L’ostruzionismo riguardo a materie delicate esaspera gli animi.

7) Piuttosto lottiamo insieme contro quello che i cattolici si sono rassegnati a considerare un diritto immutabile, quale sarebbe l’aborto, e che io invece reputo un infanticidio abominevole. E non sono il solo miscredente a esserne convinto. I cosiddetti diritti civili non sono un blocco di marmo, ci sono dei sì per me doverosi e dei no necessari. Democrazia è poterli esprimere, senza scappare per paura del giudizio di qualche vescovo. Oltretutto, di che si preoccupano? Come ha detto il Papa da Fabio Fazio, probabilmente l’inferno è vuoto. Peccato che e io vado più in là di Bergoglio – lo sia pure il paradiso.

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