Milano, pace finita. Offensiva dei pm contro il Comune: via alle inchieste sull’urbanistica

Milano, pace finita. Offensiva dei pm contro il Comune: via alle inchieste sull'urbanistica

Un assessore che parla di «situazione inaccettabile». Un potente ex vicesindaco che denuncia un «clima avvelenato». Un grande architetto – in ottimi rapporti con la giunta comunale – che lamenta il diffondersi di una «cultura del sospetto». E, dietro le quinte, un disagio palpabile anche negli uffici di vertice dell’amministrazione cittadina, compreso quello del sindaco Beppe Sala. Al centro di tutto, l’ondata di inchieste che per la prima volta sta coinvolgendo il Comune di Milano, da quasi tredici anni in mano alla sinistra. E da allora rimasto immune dalle offensive giudiziarie che avevano agitato le giunte di Gabriele Albertini e Letizia Moratti, con i due sindaci di centrodestra raggiunti da avvisi di garanzia finiti in nulla. Poi cambiarono le giunte e cambiò pure il clima. E la navigazione di Giuliano Pisapia e poi di Beppe Sala è rimasta al riparo dai marosi delle inchieste. Finora.

Poi qualcosa si rompe. E adesso, inchiesta dopo inchiesta, il Grande Freddo sembra essere calato sui rapporti tra Palazzo Marino e la procura della Repubblica. C’era stato, di mezzo, il processo a Sala per gli appalti di Expo: ma non lambiva il Comune, ed era finito prescritto. Da allora, un’armonia di rapporti quasi totale: al punto che quando deve nominare il nuovo capo dei vigili il sindaco si fa consigliare dai pm, e sceglie il loro poliziotto di fiducia. Ora invece riparte la stagione degli avvisi di garanzia. Per un po’ in Comune abbozzano. Ma alla notizia dell’ennesima inchiesta il nervosismo viene tutto a galla, con le dichiarazioni contro i pm di Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana, seguite da quelle dell’ex vicesindaco di Pisapia, Lucia De Cesaris, e dall’intervista dell’architetto Alessandro Scandurra: tutti concordi nel protestare contro un eccesso di iniziativa della Procura. Scandurra parla testualmente di «magistrati che vedono il male e l’illecito dove non c’è» e di «caccia alle streghe». La De Cesaris dice addirittura che si usa «la giustizia penale come un manganello». Tancredi aggiunge: «Siamo disorientati» per una «situazione inaccettabile». Infine Sala denuncia: «Oggi i nostri dirigenti hanno paura della firma. E questo non va bene». I tempi in cui la sinistra milanese plaudiva alla magistratura «senza se e senza ma» sembrano diventati improvvisamente lontani.

Cosa è successo? Che, una dopo l’altra, sono partite le indagini. Le più urticanti sono quelle sull’urbanistica, da sempre il cuore vulnerabile della politica milanese: ancora più delicato oggi, alla vigilia del nuovo piano regolatore. Le inchieste su palazzi sorti qua e là, con volumetrie moltiplicate, a ridosso di palazzi che hanno visto sparire la luce del sole, hanno portato sotto inchiesta insieme ai costruttori i capi degli uffici comunali che ne hanno consentito la costruzione. Tre o quattro inchieste, ma – spiega al Giornale una fonte vicina agli inquirenti – «di casi simili a Milano ce ne sono decine». Il Comune accusa la Procura di applicare «norme desuete». La Procura (che ufficialmente non replica) è convinta che le norme siano comunque in vigore e chiarissime: non solo i regolamenti edilizi ma anche la legge sull’Urbanistica, che non consente di costruire senza valutare l’impatto sul territorio, sulla viabilità, sui servizi sociali. A essere illegittimo, pensano i pm, è il «modello ambrosiano» di sviluppo basato sul mattone.

E poi c’è il resto. L’indagine su uno dei fiori all’occhiello della giunta Sala, la nuova Biblioteca europea, che per ora vede indagati solo i due architetti che hanno scelto il progetto vincitore, Stefano Boeri e Raffaele Lunati, ma che sta scavando anche negli uffici comunali. L’inchiesta sulla morte di una ciclista, con l’assessore Marco Granelli indagato per omicidio colposo e i pm che gli perquisiscono la casella di posta elettronica. Il fascicolo sui campi da padel realizzati da uomini dei clan, dove i pm depositano intercettazioni di funzionari e assessori. Tutte vicende slegate tra loro ma che investono quasi per intero il progetto di città caro a Sala. Se a finire indagati per ora sono soprattutto i tecnici, è chiaro che le scelte a monte vengono dalla Giunta. L’altro ieri il procuratore Marcello Viola incontra l’assessore Tancredi, «si è parlato non di inchieste ma di temi generali», spiega alla fine Viola. Un po’ poco, per placare le ansie del governo rosso di Milano.

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