Caro Donald, sostieni di essere in grado di far finire la guerra in Ucraina in 24 ore? Bene, se è così ti invito a Kiev, così mi spieghi come pensi di fare. Come un giocatore di poker, Volodymyr Zelensky prova a vedere il bluff del suo avversario, l’ex presidente degli Stati Uniti e probabile candidato repubblicano alla Casa Bianca il prossimo 5 novembre Donald Trump. Del quale sono note non solo la preoccupante simpatia che prova per Vladimir Putin, ma anche la linea politica di stop ai vitali finanziamenti di armi americane per l’Ucraina (per lui la Russia «non è un nemico») e perfino di scarso interesse al mantenimento degli Stati Uniti all’interno della Nato: il che significherebbe il collasso dell’Alleanza Atlantica e campo libero alle aggressioni militari russe non solo in Ucraina, ma nel resto dell’Europa.
Zelensky, in un’intervista alla televisione britannica Channel 4 News, ha fatto riferimento a dichiarazioni che Trump aveva fatto a Fox nel giugno scorso, ribadendole pochi giorni fa: «Troverei un accordo in 24 ore. Direi una cosa a Zelensky e una cosa a Putin. Farei un accordo molto rapidamente e questo fermerebbe la distruzione». Da notare che anche nel suo discorso tenuto in Iowa una settimana fa dopo il successo nella prima tappa delle primarie repubblicane, Trump aveva parlato della necessità per la politica americana di «unirsi per fermare morte e distruzione senza precedenti».
Sono parole che meritano un’attenta analisi. Se ne evince che Trump non farebbe che confermare a Zelensky la fine delle forniture militari Usa all’Ucraina. Il suo messaggio sarebbe: arrangiati, se vuoi prova a farti aiutare dai tuoi amici europei, io ho altre priorità. Il massimo che posso fare per te è convincere Putin a negoziare termini accettabili per una pace rapida, perché a me interessa cavarmi fuori in fretta. Il riferimento alle 24 ore non è solo la solita sparata in stile The Donald, ma la sottolineatura di un ricatto: vuol dire che non lascerebbe il tempo di discutere, sarebbe un prendere o lasciare secco. L’altro punto chiave nelle parole di Trump è la parificazione tra Ucraina e Russia. Il rivale di Joe Biden non parla di difendere la libertà di un popolo aggredito da Putin perché ha scelto di stare con l’Occidente, parla solo di «fermare la distruzione», ma in realtà allude alla volontà di disimpegnare gli Stati Uniti: se poi seguiranno la schiavitù degli ucraini e la pace del cimitero se ne infischia, perché per lui l’Occidente non esiste, c’è solo l’America. La comunanza di valori che da 75 anni tiene insieme la Nato gli è indifferente.
Insomma, nell’ipotetica seconda presidenza Trump, l’Ucraina non avrebbe più un alleato negli Stati Uniti, e questo Zelensky l’ha capito benissimo. Per questo cerca di mettere in difficoltà l’uomo che se rieletto vorrebbe consegnare il suo popolo alla vendetta di Putin in cambio di una pace illusoria. Certo la strada è stretta e passa per il tentativo di far scoprire a Trump le sue carte: forse ha davvero una buona idea e allora venga a dirmela, ha detto il presidente ucraino. Il quale ovviamente spera, a differenza di Putin, che Trump alla Casa Bianca non ci torni mai.