Cisl fa il pieno di iscritti. “Vince la linea del dialogo”

Cisl fa il pieno di iscritti. "Vince la linea del dialogo"

La Cisl cresce, con 29.500 nuovi iscritti totali e ben 53mila tra i lavoratori attivi nel 2023, anno segnato dalle forti divergenze tra gli altri grandi sindacati confederali, Cgil e Uil.

Il sindacato cosiddetto bianco, da sempre riferimento dei lavoratori cattolici e moderati, nel primo anno del governo di centro destra guidato da Giorgia Meloni ottiene un risultato che per il segretario generale Luigi Sbarra ha un chiaro significato politico: «È la più bella conferma – dice Sbarra al Giornale – di come la Cisl, sindacato libero, autonomo, contrattualista e partecipativo, sia in presa diretta con i bisogni e le aspettative di una società in rapido mutamento. Lavoratori, pensionati, famiglie e tantissimi giovani vedono in noi il riferimento solido di un’organizzazione pragmatica, riformista e concertativa con tutti gli interlocutori pubblici e privati».

I tesserati salgono a 4,111 milioni, con un incremento dello 0,72% sul 2022, confermando la Cisl al secondo posto dietro la Cgil (con circa 5 milioni di iscritti). E significativa è la crescita tra i lavoratori attivi, oltre 53mila unità, a quota 2,480 milioni (60,33% del totale). Un premio alla scelta di smarcarsi dalle posizioni più ideologiche di Cgil e Uil? «Direi proprio di sì» continua Sbarra, ricordando che nel 2023 «la Cisl si è mobilitata unitariamente e anche da sola con l’obiettivo di aprire e far vivere tavoli di confronto per conquistare risultati per le persone che rappresentiamo: dialogo e proposte sempre, la protesta quando serve. Il sindacato non deve vendere sogni né limitarsi al conflitto sterile: la sua missione è negoziare, far avanzare tutele e diritti facendo i conti con la realtà. Con l’obiettivo della coesione sociale, del bene comune, dell’unità del paese».

Il 2023 è stato anche l’anno della proposta del salario minimo da parte delle opposizioni e della Cgil, che ha visto la Cisl su posizioni critiche, contraria a delegare al Parlamento la contrattazione salariale. Una linea che ha avvicinato la confederazione al governo ma che, evidentemente, è stata ben compresa dai lavoratori. «Difficile non vedere nella crescita della Cisl una risposta a certi rischi populisti – commenta Sbarra – ai rischi di derive demagogiche, che si esercitano anche nella pretesa di regolare con norme di legge materie che devono restare dentro il perimetro delle relazioni industriali». E tra le bandiere di questa nuova stagione di rapporti politici ed economici, la Cisl ha sventolato anche un’altra bandiera in grado di aggregare i lavoratori dell’area cattolica e moderata: quella della partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese, attraverso la contrattazione, con una proposta di legge popolare in Parlamento che ha ottenuto quasi 400 mila adesioni di sostegno.

Resta da capire come può proseguire, a questo punto, il dialogo con tutti gli interlocutori del sindacato. Dal governo, atteso dai paletti imposti dal nuovo patto di stabilità, alla Confindustria, che sta per eleggere un nuovo presidente e iniziare quindi un nuovo corso, fino alle sigle dei «colleghi» confederali dopo gli strappi del 2023. Magari per far crescere bene i tesserati anche nel 2024. Ebbene: qual è il piano della Cisl? «Andare avanti con chi ci sta», risponde Sbarra. Che aggiunge: «Braccia aperte ad ogni apporto responsabile per sfidare il governo e i nostri interlocutori sociali sulle priorità dell’agenda 2024: aumentare salari e pensioni, politica dei redditi, fisco e previdenza, quantità, stabilità e qualità del lavoro, Mezzogiorno e coesione sociale, sanità e scuola, investimenti e politiche industriali. Dobbiamo mettere ogni tessera dentro un mosaico coerente, verso un nuovo e moderno patto sociale». Sempre senza ideologia, naturalmente.

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