Valgono quasi 50 miliardi le dieci patrimoniali che si pagano ogni anno

Valgono quasi 50 miliardi le dieci patrimoniali che si pagano ogni anno

L’idea della patrimoniale in Italia somiglia a certi amori: fa giri immensi e poi ritorna. Nelle scorse settimane lo ha fatto una volta in più per bocca di Elsa Fornero, la ministra del Lavoro del governo Monti autrice della riforma delle pensioni più contestata del nostro Paese. Un’idea che immancabilmente piace a sinistra. Anche se non a tutta. Il fatto è che ancora una volta si evoca la patrimoniale come se tasse di questo tipo in Italia non esistessero già. Per rendersene conto basta guardare uno studio della Cgia di Mestre che le mette in fila tutte: un conto da quasi 50 miliardi di euro all’anno. Per intenderci, due volte il valore della manovra finanziaria del 2024.

Complessivamente, questa tipologia di prelievo sui beni patrimoniali (siano essi mobili, immobili o finanziari) è composta da una decina di voci: l’Imu/Tasi (gettito nel 2022 pari a 22,7 miliardi di euro), l’Imposta di bollo (7,7 miliardi), il bollo auto (7,2 miliardi), l’Imposta di registro e sostitutiva (6,2 miliardi), il canone Rai-Tv (1,9 miliardi), l’Imposta ipotecaria (1,8 miliardi), l’Imposta sulle successioni e donazioni (1 miliardo), i diritti catastali (727 milioni di euro), l’Imposta sulle transazioni finanziarie (461 milioni) e l’Imposta su imbarcazioni e aeromobili (1 milione). Totale? 49,8 miliardi sulla base dei dati del 2022. E il bello è che l’incidenza sul Pil, oggi al 2,6%, è addirittura raddoppiata dal 1990 a oggi.

Le antipatie verso la patrimoniale, tuttavia, non arrivano solo da destra. L’economista Carlo Cottarelli, eletto alle ultime elezioni tra le fila del Partito democratico prima di dimettersi, è tra questi: «Ci sono due opzioni», ha detto in un’intervista su La Stampa, «o parliamo di una grossa tassa una tantum che io vedo possibile soltanto in situazioni di emergenza, e non è il caso dell’Italia. Oppure si può intendere la patrimoniale come un insieme di tassazioni basate sul patrimonio: in Italia ce le abbiamo già, la principale è l’Imu, e siamo nella media europea in termini di gettito». Insomma, l’ex funzionario del Fondo monetario internazionale fa capire che in Italia, se si parla di tasse, non dobbiamo toglierci il cappello di fronte a nessuno. E Cottarelli è alquanto scettico anche a chi gli chiede se il gettito delle patrimoniali non si possa alzare agendo sulle aliquote attuali: «La ricchezza è frutto del risparmio e il risparmio è frutto di un reddito che è già stato tassato, per cui si va a tassare due volte lo stesso reddito». Per Cottarelli, quindi, il problema dell’Italia «non è tassare la ricchezza ma combattere l’evasione». E reintrodurre l’Imu sulla prima casa? «sarebbe un suicidio politico», taglia corto l’economista.

Tra l’altro l’Imu sull’abitazione principale è tuttora pagata da chi è proprietario di immobili di lusso, quindi si andrebbe a colpire una classe media già tartassata. Gioverebbe ricordare, infatti, che gli italiani hanno già dovuto ingoiare una gigantesca patrimoniale occulta che è quella indotta dall’inflazione. Anche in questo caso, per fare i conti, viene in soccorso il Centro Studi della Cgia: al netto dei nuclei che hanno trasferito una parte dei propri risparmi nell’acquisto di titoli di Stato , la stragrande maggioranza ha subito gli effetti negativi della perdita di potere d’acquisto indotta dal fortissimo aumento dei prezzi registrato nel 2022 e nel 2023 (nel biennio pari a +14,2%). Nell’ipotesi che le consistenze dei depositi bancari riferiti al 31 dicembre 2021 siano rimaste le stesse anche negli anni successivi, si ipotizza che le famiglie italiane abbiano subito una «decurtazione» media dei propri risparmi di 6.257 euro, con punte di 9.220 in Trentino Alto Adige, 7.432 in Lombardia e 7.121 in Veneto.

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