De Caro: “Il mio concerto assoluto per Joseph Beuys”

De Caro: "Il mio concerto assoluto per Joseph Beuys"


Certi amori non finiscono, cantava Venditti. Per Maurizio De Caro, docente di Estetica dell’Architettura, musicista compositore e appassionato d’arte contemporanea con all’attivo molte pubblicazioni, non finisce mai l’amore per Joseph Beuys, il grande artista tedesco scomparso quarant’anni fa a Dusseldorf ma rimasto nella Storia come primo grande filosofo-teorico dell’armonia arte-vita. Folgorato sulla via di Bolognano, il borgo abruzzese dove l’amica baronessa Lucrezia De Domizio Durini ospitò per lungo tempo Beuys e le sue creazioni, De Caro porta finalmente in scena a Milano, nel glorioso Teatro Out Off di Mino Bertoldo, la sua “opera omnia“ dedicata all’artista sciamano per il quale, due anni fa, inaugurò proprio in Abruzzo il Paradise Museum Joseph Beuys. L’opera che va in scena all’Out Off, per poi viaggiare verso altri palcoscenici internazionali, si intitola «Beuys Welt», un «concerto assoluto» per vari strumenti e voce recitante. «É un’opera elettronica in otto stazioni interagenti per effetti campionati della durata di 43 minuti» racconta De Caro. «Le musiche sono composte da me e anche il libretto, che comprende una serie di letture con cui, quasi in prima persona, Beuys racconta il suo mondo attraverso una voce recitante. I miei lunghi studi sull’artista e l’amicizia con la storica De Domizio Durini mi hanno consentito di traslare in un’opera totale il pensiero di questo grande artista filosofo che, con la sua ricerca sull’armonia arte-uomo-natura, ha anticipato le grandi problematiche di questi tempi, soprattutto a livello ambientale».

Le sette letture che accompagnano il concerto contengono, in forma quasi poetica, i cardini della filosofia beuysiana e gli eventi biografici che ne hanno forgiato il pensiero, come l’incidente aereo del ’43 che lo vide precipitare in Crimea quando faceva parte dell’aviazione tedesca; quell’episodio, quasi leggendario, lo vide accolto e curato da una tribù di tartari: «Io – recita una delle letture – paradossalmente rinasco mentre sono quasi pronto a morire». E ancora, ecco i grandi temi legati all’ecologia che lo rendono tremendamente attuale: «Vorrei essere l’agricoltore che coltiva la terra, il pastore che con il suo gregge cammina verso l’Eurasia, il rabdomante che cerca nella sua Madre Natura, la Pace».

Le musiche, invece, rappresentano un elemento non sussidiario ma centrale dell’opera: «Quello di Beuys era un pensiero essenzialmente musicale – dice De Caro – egli stesso introduceva la musica nelle sue performance in Difesa della Natura, ed era fortemente legato a due grandi personalità della musica contemporanea degli anni ’70, come il suo conterraneo Karlheinz Stockhausen e il compositore americano John Cage». Il pensiero di Cage, celeberrimo autore della “Musica del silenzio”, aveva del resto fortissime similitudini con quello beuysiano; basti ricordare le sue parole «L’arte ha oscurato la differenza tra arte e vita. Ora lasciamo che la vita oscuri la differenza tra vita e arte», sembrano scritte da Beuys, colui che per primo ebbe il coraggio di dire che «ogni Uomo è un Artista».

Per De Caro, architetto e musicista, la fusione tra arte e vita è una riflessione che andrebbe recuperata anche oggi, in un’epoca divorata dalla velocità digitale: «Del resto, un progetto di architettura è molto simile ad una composizione musicale e, soprattutto nei principi espressi dall’artista tedesco, le due strutture semantiche hanno molti punti di contatto. Io sono Beuys, io sono il Mondo, è la frase finale delle sette letture ed esprime la capacità unica dell’artista di analizzare e di individuare ogni emergenza presente nel pianeta, con largo anticipo: la crisi ambientale, l’economia come nuovo ordine politico, l’arte come condizione irrinunciabile per ogni essere vivente per uscire da uno stato di minorità».

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