Le segnalazioni giungono da ogni parte d’Italia e iniziano a essere sempre più numerose, tanto da far scattare l’allarme: centinaia di studenti hanno visto letteralmente sparire i 500 euro del contributo previsto per il “bonus cultura“, che sono risultati spesi da ignoti in librerie, reali o inesistenti, sparse su tutto il territorio nazionale.
Le prime indagini sulla vicenda, che si sta allargando a macchia d’olio, sono state avviate dalle procure della Repubblica di Napoli e Trieste, a cui si è aggiunta più di recente l’inchiesta aperta da quella di Firenze. Per il momento, stando ai dati diffusi dalle autorità, circa un terzo delle 600 segnalazioni proviene dalla provincia di Siena: preoccupato per la situazione, il presidente della Confconsumatori senese Duccio Panti, ha inviato un’informativa alla presidenza del Consiglio, ai ministeri di Economia e Istruzione e infine anche al garante della Privacy.
Quella che pare una truffa legata esclusivamente al bonus cultura, tuttavia, potrebbe avere dei risvolti più ampi: la falla rilevata in questo genere di frode, infatti, non fa dormire sonni tranquilli a tutti i cittadini che risultano titolari di un‘identità digitale. E questo per il fatto che essa si basa sulla clonazione dello Spid (Sistema pubblico di Identità digitale). Duccio Panti ha rivelato il metodo utilizzato dai truffatori per arrivare al denaro del contributo: secondo il presidente della Confconsumatori di Siena, ai malviventi è stato sufficiente entrare in possesso dei codici fiscali delle vittime di turno per poter ottenere, grazie ad essi, il rilascio dello Spid presso uno dei 12 enti abilitati. Una volta ottenuto il “primo” Spid, i truffatori ne avrebbero chiesto immediatamente un secondo, e tramite esso avrebbero avviato l’iter per arrivare all’erogazione dei 500 euro previsti dal bonus cultura. Per il momento le vittime sono tutti 18enni di sesso maschile.
“Gli enti certificatori non hanno controllato l’identità di chi chiedeva lo Spid”, denuncia Panti a Repubblica, “infatti non solo bisognerebbe presentare un documento, ma anche dimostrare la propria identità”, ovvero tramite una foto, qualora la procedura sia effettuata via web o prensentandosi di persona agli sportelli preposti. Il Garante della privacy sarebbe già al lavoro per far luce sulla vicenda.
Una seconda falla nei controlli è stata individuata nell’attività delle librerie convenzionate, dato che anche in quel caso gli addetti dovrebbero certificare l’identità del richiedente esigendo l’esibizione di un documento di identità in corso di validità. “Anche in questo caso, però, nessuno ha verificato e saranno le indagini a verificare cosa sia successo”, prosegue il presidente della Confconsumatori di Siena. “Di certo, dalle verifiche che abbiamo fatto, molte delle librerie che avrebbero consentito di spendere il bonus non esistono e i loro indirizzi corrispondono ad abitazioni o a nulla”, considera ancora. Resta forte il sospetto, da chiarire durante le indagini, che alcuni esercenti fossero d’accordo coi truffatori: così accadde qualche tempo fa a una libreria di Ercolano, che negli anni era riuscita a convertire in denaro contante circa 6mila euro di bonus.
Al allarmare ancora di più è la falla dello Spid, che potrebbe aprire ulteriori e ancor più preoccupanti scenari.“Se chiunque può ottenere uno Spid a nostro nome, anche pensioni, risarcimenti Inps o Inail e moltissimi altri servizi, compreso il voto elettronico se un domani verrà abilitato, sono a rischio”, considera Panti.
La paura rischia di ingolfare il sussidio, ma il presidente nazionale di Confconsumatori, Marco Festelli si è già mosso per chiedere che il beneficio sia comunque erogato “ai ragazzi vittime incolpevoli di reati, anche per non creare sfiducia generale sugli strumenti digitali”.