Arriva lo scudo penale per i medici. Un emendamento della legge Milleproroghe li proteggerà fino alla fine del 2024 dalle cause per colpa lieve. Ma anche e qui sta la grossa novità da quelle per errori gravi commessi «in condizioni di difficoltà per carenza di personale». Considerate quindi penalizzanti per un lavoro di qualità e svolto in serenità. Resta garantita per gli assistiti la possibilità di ricorre al processo civile per ottenere il risarcimento. In sostanza viene riproposta, con motivazioni diverse, la norma del 2021 adottata durante l’emergenza Covid.
Si tratta di una soluzione tampone in attesa della riforma sulla responsabilità su cui in primavera dovrebbe chiudere i lavori il tavolo ad hoc presso il ministero della Giustizia. Ed è lo stesso ministro alla Salute Orazio Schillaci a ribadire che l’obbiettivo finale è arrivare alla «depenalizzazione» dell’atto medico, salvo i casi di dolo. Il problema delle cause valanga (e spesso senza senso) è da anni un problema per chi lavora negli ospedali. Ma ora che nelle corsie il personale è ai minimi termini, avere a che fare con avvocati, deposizioni e processi diventa insostenibile. Soprattutto considerando che, su 300mila cause che aspettano di essere evase nei tribunali (di cui 35.700 nuove ogni anno), il 97% si conclude con un nulla di fatto.
Le azioni legale dei pazienti – spesso illusi dagli studi legali su maxi risarcimenti che poi non arrivano – portano gravi conseguenze sulla vita professionale e privata del medico ingiustamente accusato e costi economici insostenibili per il Servizio sanitario nazionale. «Si tratta di intervenire in qualche maniera – spiega il presidente di Fnomceo Filippo Anelli – per arginare questo fenomeno che è esploso in Italia e che riguarda la denuncia dei confronti dei medici. Non si tratta di negare il diritto ai cittadini di ottenere un risarcimento per l’evento avverso subito, quanto di evitare che i medici si presentino in tribunale per procedimenti che nella quasi totalità dei casi si chiudono o con l’assoluzione o con l’archiviazione».
Lo scudo penale, aggiunge Francesco Dentali, presidente della federazione dei medici internisti di Fadoi, aiutano ad arginare anche l’emorragia di denaro pubblico. «Le cause – spiega generano uno spreco quantificato in 13 miliardi di euro tra medicina difensiva e costi assicurativi e sono uno dei fattori che spingono quasi il 40% dei medici a lasciare il pubblico e uno su dieci a cambiare mestiere, come documentato da una nostra recente indagine». Da qui la proposta per dare garanzie – perenni e non solo fino a fine anno ai medici. Innanzitutto si chiede l’obbligo di assicurazione per le aziende sanitarie che ancora nel 50% dei casi si affidano alla autotutela, confidando su accantonamenti di bilancio risultati essere troppe volte insufficienti a fronteggiare le richieste di risarcimento. Si chiede poi di «rafforzare l’istituto della conciliazione» e di «prevedere multe per chi si avventura in cause temerarie, che ostacolano comunque un sereno esercizio della professione, facendo al contempo lievitare i costi assicurativi».