Niente armi a Israele, perché sono cattivi e le usano per «crimini di guerra».
Elly Schlein parla già da una mezz’oretta, spaziando dal «lago Ciad prosciugato» per i cambi climatici alle «brutali differenze di stipendio della piramide sociale». Così è comprensibile che i più fossero distratti e pensassero ad altro, quando la segretaria del Pd ha compiuto la «svolta corbynista» (così la definisce un dirigente) sul Medio Oriente. Tirando fuori con veemenza un argomento fin qui agitato solo da grillini o estreme sinistre europee (vedi Mélenchon o appunto Corbyn, entrambi simpatizzanti dell’estremismo islamista palestinese) che non nascondono la profonda avversione verso Israele.
«Ma ha veramente detto così?», chiede un parlamentare stupefatto ai cronisti. «Abbiamo sposato la linea dell’African National Congress e non ce ne siamo accorti», ironizza un altro. Le parole di Schlein però sono difficilmente equivocabili: «Va evitata l’esportazione di armi verso Israele. Perché – afferma – non si può rischiare che quelle armi vengano utilizzate per commettere quelli che si possono configurare come crimini di guerra».
La sinistra schleiniana applaude. Ma buona parte del Pd resta tramortito, perché il segnale è chiaro e per molti assai allarmante. Del resto in alcuni conciliaboli interni di questi giorni Elly lo ha fatto capire: la campagna elettorale per le Europee andrà fatta con un «profilo molto diverso» da quello fin qui tenuto, a cominciare dalla «politica estera». E chi la ha sentita ha dedotto che la segretaria ha già deciso: non solo si candiderà capolista per Strasburgo, infischiandosene della valanga di no interni. Ma lo farà su una linea ultra pacifista e movimentista, usando toni sempre più duri contro Israele e intiepidendo anche il sostegno all’Ucraina. Obiettivo: contrastare M5s sul suo stesso terreno, e soprattutto puntare al boom di preferenze personali (a scapito dei «suoi» candidati) per rilegittimare una leadership già in crisi.
Per iniziare la svolta sceglie un argomento, quello dell’embargo contro Israele, che lo stesso Pd ha tacciato di demagogia quando ad usarlo è stato Giuseppe Conte. «Posizione estemporanea – la bollò a nome del Pd Andrea Orlando – fatta perché magari può suonare bene, ma del tutto ininfluente: la legge italiana già prevede lo stop automatico delle forniture d’armi verso i paesi in guerra, l’Italia non invia armi a Israele». Ora però l’uscita «estemporanea e ininfluente» porta la firma di Elly Schlein. E la segretaria dem fa di più: chiede un cessate il fuoco non più «umanitario» ma «subito» e senza condizioni a Gaza. Racconta che «Ppe e le destre hanno rovinato» la risoluzione votata giovedì dal Parlamento europeo per sollecitare lo stop ai bombardamenti, perchè hanno inserito come condizione il rilascio degli ostaggi di Hamas. Peccato che le cose siano andate in modo diverso: l’emendamento del Ppe sugli ostaggi era identico negli obiettivi a quello presentato da Renew con l’appoggio di gran parte del Pse e dei verdi tedeschi. E che proprio Schlein, raccontano a Strasburgo, avesse impartito da Roma l’ordine al Pd di differenziarsi su questo dai Socialisti e sposare la linea della sinistra estrema: nessuna condizione ad Hamas. Molti dem sono allibiti dalla svolta anti-Israele (che trova invece eco nelle sparate di Josep Borrell, Alto rappresentante Ue e socialista catalano, secondo il quale Hamas è stata creata da Israele), ma per ora nessuno parla. Durissimo Matteo Renzi: «Elly evoca il fascismo e non capisce che il nazifascismo oggi è Hamas». Mentre FdI accusa: «Parole vergognose».