Mentre il Daily Mail, intervistando ieri un medico sulle condizioni di salute della principessa Kate Middleton, ricoverata per un non ben precisato “intervento all’addome“, aveva ipotizzato che si trattasse di isterectomia, oggi sui giornali inglesi si parla invece di un’altra possibile patologia, i diverticoli, che potrebbe essere compatibile con le poche notizie che si hanno fino ad ora, ovvero l’intervento all’addome, i tempi di degenza in ospedale e la lunga convalescenza almeno fino a Pasqua.
Cos’è la diverticolite acuta
I diverticoli sono piccole estroflessioni che si formano, prevalentemente per motivi anatomici, a livello della parete dell’intestino, nel tratto distale del colon – il sigma – e quando si infiammano, possono portare alla diverticolite acuta. La concausa principale della loro formazione prima dei 40 anni è una dieta povera di fibre vegetali. Dopo questa età la loro formazione diventa più frequente, tanto che tra i 70 e gli 80 anni l’incidenza nella popolazione è del 70-80%.
Non trattandosi di una malattia, nella maggior parte dei casi la diverticolosi non richiede un trattamento chirurgico ma soltanto una dieta appropiata, che va però seguita in maniera scrupolosa. Ci sono però casi in cui i diverticoli si infiammano provocando sintomi come:
• dolore addominale intenso, generalmente localizzato a livello dei quadranti addominali di sinistra;
• alterazioni dell’alvo;
• febbre.
Diventa così una diverticolite acuta (questo potrebbe essere il caso della principessa Kate), che richiede l’immediato intervento dei medici, perché tale condizione può aggravarsi provocando microperforazione o perforazione intestinale, che può richiedere un intervento chirurgico d’urgenza.
Come si opera
L’intervento consiste nell’asportazione del segmento intestinale interessato e nel confezionamento di un’anastomosi (sutura) tra i segmenti intestinali a monte e a valle, ovvero nella parte superiore ed inferiore. Nei casi in cui le viscere siano particolarmente infiammate, o ci sia stata una contaminazione peritoneale importante, può essere necessario il confezionamento di un’enterocutaneostomia temporanea, ovvero un sacchetto esterno per contenere le feci, che può poi essere rimosso con un nuovo intervento meno invasivo dopo 8-12 settimane.
Una volta che il paziente migliora si “chiude” la colostomia e vengono agganciate le estremità del colon separate nell’intervento precedente in laparoscopia con 4 piccole incisioni cutanee attraverso le quali vengono introdotti gli strumenti chirurgici e una piccola telecamera. In questo caso la ripresa post-operatoria può risultare più rapida.
Il parere del gastroenterologo
“I diverticoli possono essere anche numerosissimi e in tutto il colon-spiega Maurizio Vecchi, professore ordinario di Gastroenterologia all’università Statale di Milano, intervistato dall’Adnkronos Salute – ma più frequentemente si trovano nel sigma, a sinistra nella parte bassa dell’intestino. in genere possono decorrere anche per tutta la vita senza dare neanche un disturbo: il paziente si accorge di averli facendo un esame per altri motivi, magari una Tac per vedere altre cose o una colonoscopia per screening“.
Quando però è necessario l’intervento?
“Nella maggior parte dei casi si ricovera il paziente, gli si somministrano degli antibiotici, lo si mette a dieta e si fa un’idratazione per vena senza intervenire. In una piccola percentuale di casi la necessità della chirurgia è legata al fatto che la terapia antibiotica e questo tipo di precauzioni non sono sufficienti, l’infiammazione si diffonde e quindi bisogna intervenire con la resezione di quel tratto di colon che ha i diverticoli infiammati, o magari anche un po’ di più, e poi si ricollega il tutto“.
Quali sono i tempi di recupero?
“Dipendono da com’è il paziente e dalle condizione in cui arriva in ospedale. La terapia chirurgica dura 2-3 ore, ma dipende se viene fatta in laparoscopia – meno invasiva – o laparotomia, aprendo cioè la parete addominale. Se la diverticolite è acuta e c’è molta infiammazione, spesso si fa in laparotomia. E allora questo vuol dire tempi di intervento più brevi, ma di recupero più lunghi. L’intervento avviene in genere in urgenza. Ma può succedere che sia anche in elezione, cioè pianificandolo, è che ha avuto già tanti episodi di diverticolite. Se ogni 3 mesi ha l’infiammazione, prende l’antibiotico, l’infiammazione regredisce, poi capita di nuovo e di nuovo ancora, allora si programma la chirurgia“.