Il Collegio di Garanzia presso il Coni ha respinto il ricorso dell’ex presidente della Juventus, Andrea Agnelli, sul cosiddetto caso manovra stipendi perché il ricorso è ritenuto “in parte inammissibile e in parte infondato”, si legge nel dispositivo.
L’ex numero uno bianconero era stato condannato a 16 mesi di inibizione, poi ridotti a 10 dalla Corte federale d’appello. Pertanto è stata riformata la decisione di primo grado e, per l’effetto, irrogata, nei confronti di Agnelli la sanzione dell’inibizione della durata di 10 mesi e la sanzione dell’ammenda di € 40.000,00. Il Collegio ha inoltre disposto che le spese, liquidate in 2 mila euro, a carico del resistente.
Cosa è successo oggi
“Come può una pronuncia affermare una violazione tecnico-contabile senza i dovuti accertamenti? Non c’è stata da parte della procura federale, del tribunale e della corte”. Così il legale dell’ex presidente della Juventus, Andrea Agnelli, Davide Sangiorgio, nel suo intervento all’udienza presso il Collegio di Garanzia in merito al ricorso per il caso legato alla ‘manovra stipendi’.
“La corte fa riferimento esclusivo all’articolo 2423 bis del codice civile, non a norme di principio contabile. Ma il 2423 bis è una norma generica. Quindi come faccio a dire se un onere è di competenza di un determinato esercizio o dell’altro, questo l’articolo citato non lo dice. Non lo disciplina. Quello che è mancato a supporto della decisione è stato l’accertamento di base”, ha poi concluso.
Nella replica l’avvocato della Figc, Giancarlo Viglione, ha sottolineato che “la Corte d’Appello fonda la decisione su elementi fattuali. Inoltre il ricorso mosso è secondo noi inammissibile”. Poi ricorda la conclusione per gli altri dirigenti bianconeri indagati nel caso “manovra stipendi”. “Gli altri soggetti cosa fanno? Patteggiano. Ed è evidente che non devo ricordare a nessuno che il patteggiamento non è una condanna. Ma resta comunque un fatto significativo”.
Il caso
Com’è noto la vicenda è la stessa che ha portato al patteggiamento della Juventus, sanzionata con una multa di 718mila euro ma senza ulteriori punti di penalizzazione dopo il meno 10 deciso per il primo capitolo, quello delle plusvalenze. E proprio sulle plusvalenze Agnelli era stato condannato a due anni di inibizione insieme ad altri dirigenti apicali bianconeri della sua gestione. Il procuratore federale Giuseppe Chiné aveva chiesto per l’ex presidente 20 mesi di squalifica, da aggiungere ai 2 anni già comminati e confermati dal collegio di Garanzia dello sport per il caso plusvalenze.
Per il secondo filone d’indagine Agnelli era rimasto l’unico imputato dopo i patteggiamenti (con multe) dello scorso 30 maggio per gli altri dirigenti deferiti. L’ex numero uno bianconero di fatto non aveva accettato l’accordo con la procura, che prevedeva la rinuncia a tutti i reclami, provando a ribaltare il verdetto sulle plusvalenze. La sua squalifica era stata infatti confermata dal Collegio di Garanzia dello Sport ed era quindi impugnabile.