“Mi hanno rubato sei anni di vita perché questa indagine non doveva neanche cominciare”. Stefano Esposito è in fiume in piena. Lui di intercettazioni finite sui giornali quando non dovrebbero ne sa qualcosa dal momento che quando era senatore del Pd tra il 2015 e il 2018 è stato intercettato illegalmente per centinaia di volte. Diciamo illegalmente perché a fine dicembre scorso la Corte Costituzionale ha scritto nero su bianco che i pm torinesi avrebbero dovuto chiedere l’autorizzazione a Palazzo Madama per proseguire e usare gli ascolti. Cosa che non hanno fatto.
Il dibattito di questi giorni l’ha fatto ripiombare un po’ nel suo passato.
“Quando vieni investito dal circo mediatico-giudiziario e ti scaraventano addosso accuse e intercettazioni e gli stralci vengono utilizzati come una clava, la verità è che tu non hai modo di difenderti”.
Perché?
“Perché non puoi già dal punto di vista temporale perché quello che conta sono i primi o tre quattro giorni. La mia chiusura indagini è stata il 20 ottobre del 2020. Il 21, il 22, il 23, il 24 era tutto sui giornali. C’erano i capi di imputazione, le condotte, gli stralci di intercettazione a sostegno di queste accuse e io non avevo le carte. Per averle ho impiegato una settimana”.
Non poco.
“Il punto è che le intercettazioni non andrebbero date ai giornali, almeno fino a che non ce le abbia anche l’indagato in modo che se io voglio difendermi e confutare le cose che vengono dette con le veline della procura abbia almeno le carte in mano. Io ci ho messo venti giorni per ascoltarmi le 130 intercettazioni che mi hanno scaricato addosso”.
Senza considerare le centinaia quando era senatore.
“Io l’ho detto e l’ho ripetuto, nella mia vicenda la violazione dell’articolo 68 è il problema minore. Io non sono mai stato intercettato direttamente, ma hanno intercettato questo mio amico imprenditore da febbraio del 2015 a marzo del 2018. E la Corte Costituzionale scrive: “…non spettava alle autorità giudiziarie che hanno sottoposto ad indagine e, successivamente, rinviato a giudizio Stefano Esposito, disporre, effettuare e utilizzare intercettazioni rivolte nei confronti di un terzo imputato, ma in realtà unicamente preordinate ad accedere alla sfera di comunicazione del parlamentare senza aver mai richiesto alcuna autorizzazione al Senato della Repubblica…”. Cioè non lo dico io, eh. Quindi qui non parla solo della procura ma anche dell’ufficio gip. In realtà unicamente preordinate, cioè la Corte Costituzionale dice che polizia giudiziaria e ufficio gip avevano me come obiettivo. E nessuno ha pagato”.
Questa non è una novità…
“Sul pm c’è un procedimento disciplinare aperto al Csm ma ancora nessuna sentenza. Io però non coltivo un sentimento di vendetta perché produce solo sangue amaro, ma io vorrei semplicemente evitare che succeda a qualcun altro quello che è successo a me”.
Il Pd che ruolo ha giocato nella sua vicenda?
“Quando vedi il tuo ex partito non capire il problema ti viene dolore. Io provo dolore perché vedere quella che è stata la mia casa per tanti anni diventare una cattedrale del giustizialismo impermeabile a ciò che ogni giorno si legge e si vede sui giornali ti procura dolore”.
E i 5S?
“Purtroppo il Pd si è piegato alla logica della ricerca dell’alleanza con il peggiore giustizialismo politico italiano”.
Il governo sta provando a risolvere qualche anomalia.
“Sì, sono pannicelli caldi, ma la direzione è giusta. Servirebbe che fino all’udienza preliminare non ci sia la pubblicazione di nulla”.
E lei come si sente adesso?
“Io non sono più quello che ero prima. La mia immagine e la mia credibilità sono state distrutte, la mia famiglia ha pagato un prezzo altissimo. Ho passato due anni e mezzo a vergognarmi a uscire di casa”.
E ora?
“Io mi rivolgo direttamente a Nordio e lo invito a inviare gli ispettori a Torino per capire se sono l’unico ad aver subito questo trattamento”.