Trapper “cacciatori di prede”: così sono stati condannati Baby Gang e Simba La Rue

Trapper “cacciatori di prede”: così sono stati condannati Baby Gang e Simba La Rue

“Arcaici cacciatori” che “si facevano ritrarre accanto a prede animali esanimi”. E con una “consuetudine alla violenza e alla sopraffazione e umiliazione” degli altri. Sono le parole con cui il Tribunale di Milano ha descritto l’atteggiamento e le condotte dei trapper Mohamed Lamine Saida, detto Simba La Rue, e Zaccaria Mouhib, ossia Baby Gang, condannati a metà novembre nel processo con rito abbreviato con al centro la sparatoria, avvenuta nella notte tra il 2 e il 3 luglio 2022 in via di Tocqueville, vicino a corso Como, zona della movida milanese, in cui rimasero feriti due senegalesi, gambizzati a colpi di pistola.

I giudici della settima penale (Tremolada-Pucci-Gallina), a seguito dell’inchiesta coordinata dal pm Francesca Crupi e condotta da polizia e carabinieri hanno riconosciuto tutte le imputazioni, dalla rapina ai danni dei due, “il fatto più grave”, fino alla rissa, alle lesioni gravi e alla detenzione di arma clandestina, mettono in luce nelle motivazioni la “spiccata pericolosità sociale” degli imputati. Simba La Rue, ad esempio, è “animato da una violenza cieca e incontrollata”. Tra l’altro, i giudici criticano anche il basso risarcimento offerto alle vittime, sostenuto, tra l’altro, “dalla società facente capo” a Baby Gang e trattato, dunque, come se fosse una “spesa di rappresentanza da portare a bilancio dell’etichetta musicale” e ciò malgrado i loro “ingaggi professionali elevati”.



Baby Gang, 22 anni, è stato già condannato anche a 4 anni e 10 mesi per una rapina in primo grado, mentre Simba, 21 anni, a 4 anni nell’altro procedimento parallelo su una “faida” tra gruppi di trapper. Il pm Crupi nel processo sulla sparatoria aveva messo in luce l’intento di “sopraffazione” del gruppo: non hanno rubato (un borsello ai due senegalesi) perché “hanno bisogno di soldi, come testimoniano i loro contratti e i loro cachet”. I giudici parlano di fatti “allarmanti” e di una “violenza sprigionata” che “evidenzia la radicale assenza di consapevolezza di disvalore”. Ricordano nelle motivazioni l’episodio della “faida” per cui è stato condannato Simba che “si è armato nel suo disegno di giustizia privata, che non ha fatto altro che alimentare una lunga spirale di violenze tra bande di giovani”. Baby Gang nel caso della sparatoria è stato quello, secondo il Tribunale milanese, che ha aizzato gli altri: era “completamente fuori controllo” e ha “infierito” su una delle due vittime con un pestaggio in una “siepe”. Ad un certo punto, si è anche “impossessato” di una scacciacani di uno dei due senegalesi, “usandola per minacciare” prima una guardia giurata e poi uno dei due che era “in fuga, con una pallottola nella gamba”.

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