Gli eserciti dei Paesi Nato si stanno preparando all’eventualità di una guerra contro la Russia, ma anche i civili devono essere pronti ad affrontare le conseguenze di un eventuale conflitto con Mosca. Secondo l’ammiraglio Rob Bauer, ufficiale olandese e presidente del Comitato militare dell’Alleanza atlantica, le ostilità con la Federazione potrebbero scoppiare nei prossimi vent’anni e i cittadini devono tenere bene a mente che questo porterà a cambiamenti radicali nelle loro vite.
“Dobbiamo renderci contro che il fatto di essere in pace non è scontato. È per questo che noi ci stiamo preparando ad un conflitto con la Russia”, ha affermato Bauer dopo una riunione dei capi della Difesa Nato a Bruxelles. “Il discorso, però, è più ampio. Anche il settore industriale e le persone devono capire che hanno un ruolo”. Secondo l’ufficiale, è necessario mettere in piedi fin da ora un sistema per processare il gran numero di privati cittadini che dovranno essere mobilitati in caso di guerra con Mosca. Si è inoltre complimentato con la Svezia, che prima del suo ingresso formale nell’Alleanza ha chiesto a tutti i suoi abitanti di prepararsi al conflitto portando ad un aumento dei volontari della protezione civile e a un’impennata di vendite di torce e radio a batteria. “Comincia da lì la realizzazione che non tutto è pianificabile e che non tutto andrà bene nei prossimi vent’anni”, ha commentato Bauer.
Nella penultima settimana di gennaio, gli eserciti Nato prenderanno parte alla più grande esercitazione militare dalla fine della guerra fredda, l’operazione Steadfast defender 2024, in cui saranno coinvolti 90mila uomini. Di questi, circa 20mila provengono dalla Gran Bretagna, che ha mobilitato anche aerei da guerra, carri armati e sistemi di artiglieria per tutta la durata dell’addestramento, previsto fino a maggio in varie località d’Europa. Nonostante questo imponente dispiegamento di forze, diversi ufficiali temono che i governi e le aziende produttrici di armi siano in ritardo nei preparativi per un possibile “fronte domestico”.
Gli arsenali dei Paesi occidentali sono stati prosciugati dal conflitto in Ucraina e, con l’attuale ritmo di produzione, serviranno anni per rimpinguarli. La Russia, al contrario, ha drasticamente accelerato l’output del suo settore bellico e ha triplicato la spesa militare, portandola al 40% del Pil. Secondo l’ammiraglio Bauer, dunque, è necessario un approccio ad ampio spettro: “Bisogna avere un sistema per reclutare più persone, nel caso in cui si dovesse arrivare alla guerra. Poi si deve parlare di mobilitazione, costrizione e riservisti. Si deve poi poter contare su una base industriale in grado di produrre armi e munizioni abbastanza velocemente da permetterci di continuare a sostenere un conflitto”. Una militarizzazione dell’Occidente, dunque, che però potrebbe non essere accolta con favore da un’opinione pubblica stanca delle guerre e delle crisi che stanno piagando gli ultimi anni, soprattutto nei Paesi più lontani da un’ipotetica prima linea contro l’armata di Putin.