La più grande esercitazione militare dai tempi della Reforger del 1988, in piena Guerra Fredda, sta per cominciare. Con 90 mila soldati, 50 navi militari, 80 aerei e oltre 1.100 veicoli da combattimento, la Nato metterà alla prova per mesi la capacità del Trattato Atlantico di affrontare un conflitto eventuale con la Russia. Un’ipotesi da scongiurare ma comunque futuribile. Steadfast Defender 2024 durerà fino alla fine di maggio e coinvolgerà unità di tutti i 31 Paesi membri dell’Alleanza più la Svezia.
Tutti i numeri dell’esercitazione Nato
L’esercitazione sarà un puzzle di esercitazioni individuali minori, comprendendo l’area che va dall’America del Nord al confine orientale (caldissimo) della Nato, lì dove il nemico russo ruggisce maggiormente. Accanto a quest’area, un ruolo fondamentale sarà svolto dai Paesi baltici: secondo l’Institute for the Study of War, il presidente russo Vladimir Putin sta ponendo le condizioni per una futura destabilizzazione dei tre con l’obiettivo di indebolire la Nato. Ed è sempre lo stesso think tank che avverte della possibilità di una nuova offensiva russa in Ucraina nelle prossime settimane. Numeri eccezionali, per una situazione eccezionale: la Bundeswehr, ad esempio, fornirà 12.000 soldati, 3.000 veicoli e 30 aerei; il Regno Unito, una portaerei e diversi caccia F-35.
Steadfast Defender si svolgerà in diversi Paesi, tra cui Norvegia, Ungheria e Lituania. Proprio il presidente lituano, Gitanas Nauseda, ha ribadito come l’avvicinamento dell’Ucraina alla Nato sia fondamentale in quest’ottica: intervenendo al panel Ukrainès Horizons al World Economic Forum in corso a Davos, il leader ha ricordato i passi avanti fatti al vertice Nato di Vilnius e si è augurato che anche il prossimo che si terrà a Washington abbia successo. Nauseda ha rimarcato che bisogna supportare l’Ucraina militarmente “il prima possibile” e “quanto più possibile” per rafforzare la credibilità Nato in questo momento storico.
La Russia attacca un territorio Nato: lo scenario dell’esercitazione
“Dobbiamo renderci conto che non è un dato di fatto che siamo in pace ed è per questo che abbiamo dei piani, ecco perché ci stiamo preparando per un conflitto“. Lo ha affermato l’ammiraglio Rob Bauer, capo del Comitato militare della Nato. “Non cerchiamo alcun conflitto, ma se ci attaccano dobbiamo essere pronti“, ha ribadito, sottolineando come la società contemporanea si ritrovi in un’epoca in cui c’è da aspettarsi l’inaspettato. L’esercitazione cercherà di monitorare la capacità di risposta rapida dell’Alleanza. I giochi di guerra hanno, infatti, lo scopo di addestrare l’allerta e il dispiegamento di forze terrestri nazionali e multinazionali. Lo scenario dell’esercitazione sarebbe quello di un attacco russo al territorio alleato, che porterebbe all’attivazione dell’articolo 5 del Trattato Nato, che stabilisce che un attacco armato contro uno o più alleati è considerato un attacco contro tutti i membri dell’Alleanza.
L’esercitazione gemella nell’Artico
L’esercitazione avrà anche una “sorella minore”: a febbraio avrà, infatti, inizio Nordic Response 24, prevista nell’area del Circolo Polare Artico in Norvegia, ove prenderà parte anche la Brigata Alpina Taurinense. Si tratta di un’esercitazione funzionale alla creazione di una Brigata artica pronta a sfidare Mosca nei deserti di ghiaccio, dove Putin da anni addestra i suoi uomini. Fino al 2021, infatti, la 40a brigata di stanza in quel della Kamchatka a Petropavlovsk, aveva scioccato i Paesi occidentali con le sue esercitazioni in previsione di una guerra artica. Allo scoppio della guerra in Ucraina, in occasione della primavera che giungeva qualche mese dopo l’inizio delle ostilità, era toccato a questi uomini, addestrati per ben altri contesti, andare a rimpiazzare i compagni caduti in combattimento nell'”operazione speciale”.
Il messaggio della Nato è anche per la Cina
L’esercitazione è un chiaro segnale alla Russia di Putin, di come l’Alleanza non si limiti più a essere spettatore passivo, ma di come la Nato consideri realistica la possibilità di intervenire in uno scenario di conflitto. Molto interessante notare come, a questo proposito, proprio il segretario della Nato Jens Stoltenberg, abbia inviato un messaggio importante anche alla Cina, impastoiata tra i suoi legami ideali e militari con la Russia e i rapporti commerciali con l’Occidente.
Nel suo intervento al Forum economico di Davos ha ribadito il concetto della “Cina che si avvicina”, sottolineando come ciò che accade in Asia sia ormai fondamentale per l’Europa e viceversa: “Noi ovviamente non consideriamo la Cina come un avversario, ma i suoi pesanti investimenti in una moderna capacità militare, tra cui armi nucleari sempre più avanzate, il suo comportamento specialmente nel Mar Cinese meridionale e il modo in cui la Cina viola principi che sono fondamentali per la Nato, quelli della democrazia, dello stato di diritto, del giornalismo e della libertà di espressione, come abbiamo visto a Hong Kong: tutto ciò conta per la Nato“. Una Nato che, dunque, deve “andare in Asia” perché questo richiedono le attuali condizioni della geopolitica mondiale. Un messaggio “agli amici dei nemici” che possa arrivare forte e chiaro, nell’economia di questa nuova fase di rilancio dell’Organizzazione.