Elly Schlein l’ha sfidata in tv. L’avvocato Giuseppe Conte la sfida al giurì d’onore. Il leader del M5s temeva di finire oscurato dal duello tra la segretaria del Pd e Giorgia Meloni. Perciò si è inventato un «processo» alla Camera dei Deputati. Un’ora e mezza di audizione. «Montagne di documenti», fanno sapere dal suo staff. Tutto per accreditarsi come l’oppositore più duro della premier. Sì perché lo sa anche lo stesso Conte che il giurì d’onore, probabilmente, non avrà effetti concreti. Al massimo potrà provocare a Meloni un danno reputazionale. Con l’ipotetica certificazione delle «menzogne» che il presidente del Consiglio avrebbe detto in Aula sul Mes, approvato da Conte con un governo giallorosso in disarmo e in più «con il favore delle tenebre». Senza mandato parlamentare.
Ma l’obiettivo del giurista di Volturara Appula non è tanto quello, difficile, di far apporre la lettera scarlatta su Meloni, quanto di tenere alta l’attenzione sudi sé. Conte è arrivato alla Camera intorno alle due del pomeriggio. La premier sarà ascoltata oggi. Il verdetto è atteso per il 9 febbraio, quando il giurì presieduto dal deputato forzista Giorgio Mulè comunicherà la sua decisione. Una «sentenza» che non sarà seguita da una votazione. Tanto rumore per nulla. Intanto Conte mette in scena il suo thriller avvocatesco. L’ex premier ha presentato una memoria di cento pagine, con prove e date che smentirebbero la ricostruzione del capo del governo. Il leader del M5s ha lavorato per giorni all’audizione di ieri.
Un appuntamento per smontare le dichiarazioni fatte da Meloni in Aula. Una su tutte: «Quella di aver ratificato la riforma del Mes “senza mandato parlamentare”».
Negli scorsi giorni Conte si è anche sfogato con i suoi: «In totale avremo 30-40 passaggi del governo sul Mes. Sfido a trovare un Paese europeo che sul Mes ha avuto una tale trasparenza nei rapporti con il Parlamento». Concetti ribaditi davanti al giurì d’onore. «Meloni era anche presente come deputata», ha puntualizzato Conte. Dopo l’udienza l’ex premier rivendica: «Le dichiarazioni di oggi sono secretate, ma voglio giustizia, Meloni ha ribaltato la realtà». Una curiosità: l’ultimo briefing prima dell’audizione Conte l’ha fatto con un esperto di procedure parlamentari, l’ex presidente della Camera Roberto Fico, incontrato dal presidente del M5s mercoledì pomeriggio in un ristorante a due passi da Montecitorio. Ma nel menù del lungo faccia a faccia ha trovato spazio anche altro: a partire dal dossier interno della regola dei due mandati.