Una nuova Notte dei lunghi coltelli pare prepararsi in Germania: vittima designata, il cancelliere Olaf Scholz. Nel Partito socialdemocratico tedesco (Spd), di cui il capo del governo federale è esponente, montano infatti le voci di quanti chiedono la sua destituzione. Va male per la Spd, molto male, e tanti deputati sono preoccupati di perdere la poltrona sia al Bundestag sia nei parlamenti dei Länder. In un recente sondaggio, la Spd è crollata al 13% che, oltre a rappresentare il minimo dall’aprile del 2021, segna un calo del 12,7% dal risultato con cui vinse le elezioni a settembre dello stesso anno. Da allora, la popolarità di Scholz è precipitata al 19%. Il cancelliere è il meno amato tra tutti i suoi predecessori. Per fare un confronto: all’opposizione, i popolari di Unione cristiano-democratica (Cdu) e Unione cristiano-sociale (Csu) raggiungono insieme il 31%, i nazionalconservatori di Alternativa per la Germania (Afd) sono al 22%.
In questa situazione, la Spd deve affrontare tre importanti appuntamenti elettorali. Il 9 giugno si voterà in Germania per le europee, a settembre verranno rieletti i parlamenti di Brandeburgo, Sassonia e Turingia, cuore nero del Paese dove Afd è prima al 33-36%. Nei tre Stati, il partito di Scholz va da un misero 9% al 17%, dietro ad Afd e Cdu tra il 20% e il 23%. Nell’autunno 2025, i tedeschi torneranno alle urne per il rinnovo del Bundestag. In questa fredda aritmetica, vi è un divario bruciante più di tutti: quello tra il cancelliere e il ministro della Difesa Boris Pistorius, anch’egli socialdemocratico. Colui che evidenzia come la Germania debba essere pronta per la guerra è il politico più amato, con un gradimento al 42%. Nelle intenzioni di tanti compagni di partito sarebbe Pistorius il «cancelliere in riserva» con cui sostituire Scholz per recuperare consensi. Il capo del governo federale ha promesso di essere più combattivo ed empatico. Tuttavia, un deputato della Spd ha confidato al quotidiano «Süddeutsche Zeitung» che «non cambierà», mentre il partito è sul Titanic: «L’orchestra suona, l’iceberg è già in vista, ma nessuno fa niente». Si discute quindi su chi debba dire «Olaf, è finita» e proporre Pistorius come cancelliere.
Questa via d’uscita, da imboccare prima delle elezioni del 2025, ha l’approvazione del 64,3% dei tedeschi. Tra gli elettori della Spd, i favorevoli sono al 47,9% e i contrari al 47,1%. Se il futuro di Scholz pare nero, il presente non è più luminoso. Il presidente della Cdu, Friedrich Merz, ha sparato sull’esecutivo accusandolo di governare «contro il popolo», tra clientelismo e pretese moralistiche. In questo modo, secondo Merz, la coalizione formata da Spd, Verdi e Partito liberaldemocratico (Fdp) alimenta estrema destra e sinistra radicale, con il rischio di rendere parti della Germania «ingovernabili». Un assaggio si potrebbe avere già il 22 gennaio. Per quella data, contadini e allevatori hanno minacciato nuove proteste. Si rischia «un’eruzione», ha avvertito il presidente della Federazione degli agricoltori tedeschi (Dbv), Joachim Rukwied.