Cresce lo stipendio dei sindaci: ecco di quanto sarà l’assegno

Sì al terzo mandato per i sindaci

Cavilli burocratici all’ordine del giorno, incombenze amministrative come se piovessero. E poi: responsabilità penali di rilievo per azioni spesso fuori dal loro controllo.

Quella dei sindaci, si sa, non è una vita facile. Dal 1° gennaio 2024, tuttavia, per i primi cittadini d’Italia è scattato un ulteriore aumento di stipendio pensato proprio per non scoraggiare l’impegno di chi sui territori si occupa della cosa pubblica tra mille rischi e altrettanti adempimenti. L’incremento delle indennità è un effetto delle disposizioni previste dalla legge di Bilancio 2022 (governo Draghi), che aveva introdotto rafforzamenti graduali ai compensi proprio a partire da quell’anno e sino all’attuale raggiungimento del pieno regime. Gli stipendi dei primi cittadini sono stati parametrati a quelli dei presidenti delle regioni: i sindaci delle città metropolitane prendono il 100 per cento dei governatori, quindi 13.800 euro lordi mensili, quelli dei capoluoghi di regione e dei capoluoghi di provincia con più di 100mila anitanti l’80 per cento, pari a 11.040 euro lordi mensili, mentre i sindaci dei comuni capoluogo di provincia con popolazione fino a 100mila prendono il 70 per cento, pari a 9.660 euro lordi mensili. Seguono i sindaci dei comuni con popolazione superiore a 50mila abitanti (6.210 euro lordi mensili), dei comuni con popolazione da 30.001 a 50.000 abitanti (4.830 euro lordi mensili), dei comuni con popolazione da 10.001 a 30.000 abitanti (4.140 euro lordi mensili), dei comuni con popolazione da 5.001 a 10.000 abitanti (4.002 euro lordi mensili), dei comuni con popolazione da 3.001 a 5.000 abitanti (3.036 euro lordi mensili). Fanalini di coda i sindaci dei comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti, che si dovranno accontentare di 2.208 euro lordi mensili, anche se anche loro hanno dei bei grattacapi.

L’adeguamento è stato graduale. Nel 2022 era scattato un aumento del 45 per cento rispetto al livello dei governatori, l’anno scorso del 68 per cento, ora l’ulteriore salto in avanti del 100 per cento. Tra le sue condivisibili ragioni, il provvedimento considera anche le maggiori responsabilità che gravano sui sindaci e sulle loro amministrazioni con l’attuazione del Pnrr. Tutti gli importi sinora snocciolati, ovviamente, sono da intendersi lordi. E la misura in questione non riguarda solo i sindaci, ma anche i loro vice, gli assessori e i consiglieri comunali: per ciascuna categoria, la legge prevede apposite tabelle. Da sinistra, intanto, Potere al Popolo si straccia le vesti per gli aumenti alle indennità e parla di «schiaffo all’Italia che lavora per stipendi da fame», riuscendo a tirare in ballo anche il governo Meloni per l’ennesimo attacco gratuito. Demagogia è proprio il caso di dirlo – da quattro soldi.

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