Inizia oggi il “ritiro spirituale” del Pd. I deputati democratici, da questo pomeriggio, sono riuniti al Park Hotel dei Cappuccini di Gubbio, l’ex monastero umbro che oggi è un albergo esclusivo a quattro stelle che fornisce i migliori servizi, compresa ovviamente la Spa.
Un posto che dovrebbe apparire quantomeno inusuale per il principale partito della sinistra italiana, ma in realtà il Pd è specialista nei cosiddetti “camminetti”. Incontri più o meno pubblici, svolti tra le mure di antichi monasteri, castelli o roccaforti medioevali dove i piddini si ritrovano per i loro “flussi di autocoscienza” o per la rinomata “analisi della sconfitta”. Una prassi che nasce da lontano. Già nel 1997 il centrosinistra si ritrovò a Gargonza, in unconvento in Val di Chiana, in provincia di Arezzo. All’evento furono presenti tutti i segretari dei partiti della maggioranza, quaranta parlamentari e trenta intellettuali. Fu lì che, come ricorda Repubblica, Massimo D’Alema ruppe il clima idilliaco con un intervento che faceva intendere che i giorni di Romano Prodi a Palazzo Chigi stavano terminando. Una decina di anni dopo, invece, la Reggia di Caserta fu la location dove si prefigurà la caduta del secondo governo Prodi. Per Enrico Letta, invece, fu fatale il conclave tenutosi all’Abbazia di Spineto, provincia di Siena, dove l’allora presidente del Consiglio riunì il suo governo che cadde otto mesi dopo.
In questo caso non esiste alcun rischio di far cadere il governo perché il Pd è all’opposizione, ma è chiaro che sarà un passaggio cruciale per il futuro della segretaria Elly Schlein. Una buona fetta del partito non vuole che lei si candidi alle Europee (soprattutto le donne), mentre il suo principale sponsor Dario Franceschini pare che si stia già muovendo per rimpiazzarla. Il ritorno in patria del commissario Paolo Gentiloni viene visto come un pericolo ed è significativo che la Schlein parteciperà solo parzialmente all’evento di Gubbio solo un paio d’ore per l’intervento finale. “In linea di massima non sono contrario alle occasioni di team building, però, affinché funzionino, serve un team e un team leader”, spiega il politologo Luigi Di Gregorio interpellato nel merito da ilGiornale.it.
“In questo caso, non vedo una squadra proprio compatta né un leader saldamente al comando. Rischia – spiega – di essere uno sfogatoio anziché un’occasione per fare squadra”. “Una seduta psichiatrica”, commenta Lorenzo Castellani, docente di Storia delle istituzioni politiche alla Luiss, secondo il quale il problema è che la Schlein non si è imposta come leader del Pd e che ha ottenuto la segreteria vincendo le primarie “da esterna” e “contro la dirigenza del partito”. “Non avendo una forte leadership, non riesce a dare una linea politica definita e, non riescendo nemmeno a costruire delle alleanze stabili, subisce la concorrenza di Giuseppe Conte“, spiega Castellani.
In questo contesto l’immagine della Schlein, a un anno dalla vittoria alle primarie, appare molto più che appannata e questo lo dimostra anche il fatto che il Pd non si schioda quel 19-20% che rappresenta il suo storico zoccolo duro. “La Schlein è stata costruita come grande novità da gruppi esterni del Pd e dalle varie Chiara Valerio, mentre dall’altra parte c’è Meloni, leader del governo, del suo partito e della coalizione”, sentenzia Castellani.