Il sergente dell’Idf Adir Tahar è morto nella carneficina portata avanti da Hamas lo scorso 7 ottobre. Il giovane, come racconta suo padre David ai microfoni del canale israeliano Channel 14, sarebbe stato decapitato, la sua testa poi messa in vendita in quel di Gaza. Il soldato diciannovenne sarebbe stato colpito da un missile e tre granate che gli avrebbero devastato il corpo, come testimoniato da una TAC effettuata post-mortem. Al padre, distrutto dal racconto del massacro del figlio, è stato restituito un corpo senza testa che è stato maltrattato e seviziato anche dopo la morte. Un corpo talmente straziato che l’esercito avrebbe consigliato vivamente al signor Tahar di non recarsi a vedere le spoglie del figlio per non conoscere quell’orrore.
Una volta sepolto quel corpo, David, che ha riconosciuto il figlio solo attraverso la piastrina militare e alcuni effetti personali contenuti nelle tasche dei calzoni, ha scelto di non arrendersi. E di cercare pace per quella vita finita in modo macabro. Così, contro il parere di amici e familiari, si è messo alla ricerca del capo del figlio. Un viaggio del dolore durato due mesi in cui, come un detective, ha cercato ovunque ciò che restava sulla terra del figlio, chiedendo e interrogando chiunque avesse incontrato sul suo cammino, e che potesse dargli delle informazioni certe al riguardo. Fino a quando David è approdato su Telegram, riconoscendo il corpo senza testa del figlio, insieme a tanti altri massacrati. Lo guarda fino in fondo, nel bel mezzo della rete invasa da video horror. Tuttavia, quelle sequenze drammatiche da mattatoio, gli hanno fornito alcuni dettagli importanti per trovare la testa del suo Adir.
Mentre il suo viaggio della speranza era ancora in corso, David ha ricevuto notizie dall’alto. Lo Shin Bet, alle prese con l’interrogatorio di due terroristi di Hamas, ha scoperto che i due avevano tentato di vendere proprio la testa mozzata di Adir per 10mila euro: una barbarie che non trova altra spiegazione se non nel accaparrarsi per sfregio un trofeo di guerra, ovvero il capo di un giovane soldato israeliano “reo” di trovarsi dall’altra parte della barricata, nel pieno svolgimento delle sue funzioni. Uno sfregio e una crudeltà che non trovano altra ragione se non nell’odio e nel disprezzo per la vita. Secondo il documentarista Oren Rosenfeld, quello di Adir non sarebbe l’unico caso: Hamas avrebbe, infatti, lucrato su altre 17 teste mozzate di altrettanti soldati israeliani.
In seguito alle informazioni raccolte, i dettagli sul percorso seguito dai macabri rivenditori sono stati trasmessi a un’unità speciale che ha avuto il compito di realizzare una sorta di blitz. I soldati sono entrati nel cuore di Gaza, in centro, fino al congelatore che per due mesi aveva custodito quell’orrore. Un borsone contenente palline da tennis e qualche documento appartenuto a militari, conteneva anche la testa di Adir con ancora i segni dell’orrore, del dolore e della paura. Da lì il “salvataggio” con tutta la delicatezza e il silenzio che l’operazione esigeva. Ad oggi, le prove dimostrerebbero che anche quell’estremità del giovane, centro nevralgico di sogni, idee e pensieri di qualsiasi essere umano, sarebbe stata oggetto di maltrattamenti e sevizie prima di essere congelato. Quel che restava della testa di Adir, ossa e denti mal ridotti, hanno potutto trovare pace in una nuova sepoltura, tre settimane fa. “Un miracolo ai miei occhi che possa dargli tranquillità a mente e corpo” ha dichiarato papà David, che ora si attacca alla speranza di un memoriale in ricordo del suo Adir.