«La giustizia lenta non è giustizia e ci costa 2 punti di Pil ma la durata dei processi si sta riducendo sotto i mille giorni». Il Guardasigilli Carlo Nordio spiega i capisaldi della riforma di legislatura che lentamente sta prendendo forma, parla di intercettazioni («mai toccate quelle su mafia, terrorismo e reati di allarme sociale ma la spesa sfugge al controllo e va razionalizzata»), separazione delle carriere tra giudici e pm («impegno con gli elettori non negoziabile, non andremo alle calende greche»), dramma carceri e impossibilità di costruirne di nuove («La pena ha senso se porta una rieducazione reale»), reati vecchi e nuovi («Quelli sulla Pa sono obsoleti, lavoriamo a quelli sulla cybersecurity»).
Per le toghe, già sugli scudi contro la riforma, solo parole al miele: «I magistrati lavorano troppo, ne mancano almeno 1.500. E lavorando troppo, lavorando stanchi, magari commettono un errore che poi deve essere rimediato con un lavoro estremamente più lungo e oneroso», spiega il Guardasigilli, convinto che i decreti correttivi sulla riforma del pena e del civile aiuteranno l’efficienza del sistema giustizia. Data per scontata la ormai prossima abolizione dell’«evanescente» reato di abuso d’ufficio («È l’unica soluzione»), Nordio sottolinea che questo non significherà ridurre la lotta alla corruzione, visto «il nostro arsenale di contrasto che è tra i più vasti e severi d’Europa». Lo stop sulle intercettazioni («indispensabili per reati gravi come mafia e terrorismo») protagoniste «troppo spesso di un uso eccessivo, sproporzionato nel numero e nei costi rispetto ai risultati» e l’ok all’esclusione delle captazioni tra cliente e assistito (come chiedeva Pierantonio Zanettin di Forza Italia) per Nordio sono «il minimo sindacale», così come il passaggio sulla tutela del terzo non indagato il cui nome verrà escluso da ordinanze e verbali. «Mi pare sia una norma minima di civiltà». In serata il suo ministero precisa il blitz degli 007 nelle tredici Procure, annunciato ieri dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro: «Il monitoraggio deve verificare la corretta applicazione della direttiva Ue sulla presunzione di innocenza e su come bilanciare diritto all’informazione e protezione dei dati degli indagati».
Capitolo prescrizione. Se la Giunta delle Camere Penali plaudono al «ritorno al quella sostanziale, ancorata ai principi costituzionali», come dice la Giunta dell’Unione delle Camere Penali, l’opposizione e una parte della magistratura protestano. Svanito «il tentativo di condizionamento della magistratura per bloccarne l’iter», vedi la lettera dei 26 presidenti delle Corti di Appello al ministro della Giustizia e al Parlamento datata 11 dicembre di cui si lamentano gli avvocati, resta il tema delle carriere, del reclutamento, dei test attitudinali e dell’età pensionabile. «Altro che rapidità dei processi, con la nuova prescrizione prevedo difficoltà organizzative e inevitabili ulteriori rallentamenti», lamenta il segretario dell’Anm Salvatore Casciaro, contrario a una separazione delle carriere che possa «ridimensionare il ruolo dei pm» ma anche scettico sull’abolizione dell’abuso d’ufficio che a suo dire la Ue vorrebbe invece rendere «obbligatorio», così come ai limiti sulle intercettazioni: «Così si riducono i mezzi di contrasto alla criminalità, anche economica, a disposizione degli inquirenti e a tutela dei cittadini».
«L’Europa ci chiede maggiore efficienza e velocità, non maggiore controllo su chi amministra la giustizia come un qualcosa di punitivo», denuncia Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli contrario alla riforma della magistratura che ha in mente il governo: «Sottoporre i magistrati al giudizio degli avvocati li delegittima, perché nessuno sarà più sereno a giudicare il cliente, magari importante, di qualche legale o del presidente dell’Ordine».