Sale ancora la tensione in Ecuador, dove è stato ucciso a colpi di arma da fuoco César Suárez, il pubblico ministero che stava indagando sull’aggressione di un gruppo di narcotrafficanti nelle strutture di TC Televisión lo scorso martedì 9 gennaio. Stando alle ricostruzioni, il magistrato è stato colpito da colpi di arma da fuoco mentre guidava il suo veicolo lungo un viale della città di Guayaquil, centro nevralgico della guerra dell’Ecuador contro le bande di narcos.
Pare che l’assalto sia avvenuto pochi minuti dopo che il magistrato ha lasciato il suo ufficio all’interno del complesso della polizia giudiziaria. I sicari l’hanno seguito e poi l’hanno aggredito all’altezza di un incrocio. Il funzionario aveva interrogato i tredici detenuti della presa violenta della stazione televisiva. L’evento, come riferiscono i media locali, ha portato alla dichiarazione di conflitto armato interno da parte del presidente Daniel Noboa. Il procuratore generale, Diana Salazar, ha deplorato l’omicidio del pubblico ministero e ha detto che non si fermerà la lotta contro i gruppi della criminalità organizzata.
La situazione nel Paese è critica, solo pochi giorni fa le autorità sono finalmente riuscite a controllare e sedare tutte le rivolte carcerarie iniziate in contemporanea a inizio settimana e hanno liberato gli oltre 150 ostaggi che erano ancora nelle mani dei rivoltosi, tranne una guardia carceraria probabilmente morta in una sparatoria. Le rivolte erano diventate il fulcro della crisi iniziata martedì con una serie di attacchi e azioni intimidatorie, compreso l’attacco alla tv da parte di un gruppo armato. Una crisi che ha portato il governo a dichiarare “guerra” contro tali bande criminali, ora classificate come gruppi terroristici. Dallo scorso 9 gennaio, ha dichiarato il presidente, sono 1327 le persone arrestate, su un totale di 12.974 operazioni condotte dai militari dal 9 gennaio, di cui 32 contro “gruppi terroristici“.