Anche in questo primo scorcio del 2024 le cose non migliorano dal punto di vista del caro prezzi: mangiare fuori a pranzo, da soli o con i colleghi durante la pausa dall’ufficio costa caro agli italiani, senz’altro di più rispetto al periodo precedente alla pandemia. Adesso che il lavoro è praticamente tornato interamente in presenza, che sia uno spuntino o un pasto vero e proprio le cifre sono notevolmente aumentate come fa notare l’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori.
Le cifre
Se mensilmente si arrivano a spendere anche poco meno di 300 euro, il pasto quotidiano costa mediamente 15 euro, l’8% in più rispetto al 2020. Chi cerca di risparmiare limitandosi all’essenziale (un panino o un toast) pagherà comunque circa 6 euro. Un primo piatto costa poco meno di 8 euro mentre per un secondo (carne o pesce) si arriva a più di 9 euro. Insomma, i dipendenti italiani stanno vedendo le nette differenze con l’epoca pre-pandemica con una spesa media nazionale, quotidianamente, di circa 11 euro.
L’importanza dei buoni pasto
“In un contesto di inflazione crescente e costi in aumento per la pausa pranzo, l’opportunità per le imprese di rivedere e potenziare il valore dei buoni pasto è di rilievo”, ha spiegato al Corriere Anna Maria Mazzini, Chief Growth Officer e Chief Marketing Office di Pluxee Italia. In questo momento, la norma nazionale consente alle aziende di portare il valore dei benefit fino a 8 euro che coprirebbero quasi interamente il prezzo medio che si spende giornalmente per la pausa pranzo. In questo modo i dipendenti potrebbero trarre un notevole beneficio non gravando in alcun modo sull’azienda visto che il bonus è completamente deducibile.
“Se consideriamo che il mercato dei buoni pasto in Italia si attesta attorno a quattro miliardi di euro di valore e quattro milioni di consumatori, con una grande possibilità di ampliamento per il settore poiché sono 19 i milioni di consumatori potenziali, appare evidente”, sottolinea la Mazzini. Come detto, se si va al bar non si va al di sotto di 8 euro ma se ci si accomoda al ristorante (o in una mensa) la spesa per pranzare può arrivare a 15 euro.
La differenza Nord-Sud
Come si può intuire, c’è una forbice anche se la pausa pranzo si fa al Nord rispetto al Sud con le regioni settentrionali ad avere i prezzi medi più elevati dove per un panino o un toast (con la bevanda) si possono spendere quasi 9 euro; in mezzo c’è il Centro con costi più contenuti che non scendono sotto gli 8 euro mentre al Sud e sulle Isole si risparmia qualche centesimo in più con i costi che si aggirano mediamente intorno a 7,40 euro. Per un pranzo completo si va, invece, da 16,10 euro del Nord a tre euro in meno dalla Campania in giù.