Oltre al danno provocato da ogni forma tumorale si può aggiungere la “beffa” che gli stessi provocano nel nostro sistema immunitario se in qualche modo vengono aiutati: i tumori riescono a neutralizzare, in parte, le cure immunoterapiche sfruttando le comprensibili sensazioni di stress continuo e di ansia da parte del paziente. È la conclusione alla quale sono arrivati gli studiosi del The Netherlands Cancer Institute, che comprende un istituto di ricerca di fama internazionale e una clinica dedicata al cancro.
Cosa dice lo studio
I risultati sono stati da poco pubblicati su Nature Medicine e commentati dal primo autore dello studio, il prof. Christian Blank che ormai dal 2007 è direttore della divisione immunologica e membro dello staff di oncologia medica dell’Istituto. “Abbiamo pubblicato i nostri risultati sullo stress emotivo correlato con un esito peggiore dopo l’immunoterapia neoadiuvante nel melanoma. Questi dati apriranno potenzialmente un nuovo approccio per migliorare i risultati dell’immunoterapia nei pazienti oncologici”, ha spiegato commentando l’articolo. Per arrivare a questi risultati sono stati analizzati i dati di 90 pazienti con melanoma: prima delle cure a tutti sono stati dati dei questionari per capire quale fosse la loro qualità di vita e chi presentasse già dei disagi dovuti alla situazione che stavano vivendo. Tutti quanti sono stati seguiti per quasi tre anni, all’incirca 28 mesi.
“Dai nostri risultati – sottolinea Blank – è emerso che il disagio emotivo può influenzare negativamente la risposta immunitaria contro il tumore”. Nel caso specifico, i pazienti con disagio emotivo prima che avesse inizio il trattamento immunoterapico neoadiuvante hanno evidenziato una ridotta risposta alle cure rispetto ai pazienti senza segnali riconducibili a stress, ansia o depressione. Nel primo caso, infatti, soltanto il 46% rispondeva bene alle terapie, nel secondo caso ben il 65%, 20 punti percentuali in più. “Non solo: il disagio emotivo è risultato collegato a un rischio più alto di recidiva a due anni (91% contro 74%) e a maggiori metastasi a due anni (95% contro il 78%)“, ha sottolineato Blank.
Il legame tra i due stati
Questi risultati sono stati da poco discussi nel corso della nona edizione dell’Immunotherapy e Melanoma Bridge che si è tenuta a Napoli. “Lo studio dei colleghi olandesi conferma chiaramente l’esistenza di uno stretto legame tra lo stato emotivo e psicologico di un paziente con tumore e la risposta immunitaria, anche quando ‘potenziata da specifici trattamenti immunoterapici’ “, ha commentato all’AdnKronos Salute il prof. Paolo Ascierto, presidente del convegno e direttore del Dipartimento di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli. Purtroppo, condizioni di stress possono aiutare la resistenza e la crescita dei tumori perché si produce maggiore cortisolo in grado di “nutrirli” ma anche perché si possono creare le condizioni ad hoc per “un microambiente vantaggioso per la proliferazione di metastasi, sia ‘indebolendo’ che ‘corrompendo’ le cellule del sistema immunitario”.
Quali contromisure
L’unica strada da percorrere per i pazienti con tumore è il supporto psicologico dall’inizio delle cure perché può avere ben tre funzioni importanti: migliorare la qualità della vita di chi combatte quotidianamente contro il cancro, evitare che le metastasi si nutrano di stress e ansia, e avere una migliore risposta ai trattamenti di immunoterapia. Purtroppo, ansia, depressione e stress sono condizioni molto frequenti sui pazienti oncologici: in questo studio si fa riferimento al melanoma ma il prof. Ascierto sottolinea che le stesse condizioni si evincono anche per il “tumore al polmone non a piccole cellule e sul tumore del colon, per fare qualche esempio. È quindi indispensabile che lo stato emotivo e psicologico del paziente non venga trascurato, ma bisogna considerarlo a tutti gli effetti parte integrante del percorso di cura“.
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