Riavvolgiamo il nastro. È il 1° agosto del 2019 e il sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, decide di condividere sulla propria pagina Facebook una lettera – intitolata La scuola pubblica? È occupata da insegnanti di sinistra e ospitata dal sito di Nicola Porro – di una professoressa. Il commento del primo cittadino? “Ho molte segnalazioni anch’io… di ragazzi e ragazze delle scuole superiori. Valuteremo se da settembre far partire un servizio di ascolto riservato”.
Nulla di più. Anche perché quella maestra aveva scoperto l’acqua calda: la gran parte dei docenti, di ogni ordine e grado, è infatti di sinistra e, molto spesso, sbandiera la propria ideologia di fronte agli studenti.
Nessuno aveva fatto troppo caso al post del sindaco, che non aveva nulla di originale, fino a quando non è capitato sotto gli occhi di Selvaggia Lucarelli. È a questo punto infatti che sono iniziati i problemi.
Racconta la Cisint: “La giornalista del Fatto quotidiano ha fatto un post su di me, dicendo che volevo arruolare delle spie fare delle liste di proscrizione e, a partire da quel momento, è scoppiata una vera e propria bufera. Mi sono arrivate addosso parecchie offese, sia dai giornali, sia da gente comune. La Lucarelli ha creato un incredibile tourbillon di violenza contro di me”.
Le offese durano settimane. Gli organi di informazioni alzano il tiro. C’è addirittura chi avvia una raccolta firme contro la Cisint. “E questo tutto per una dichiarazione che non avevo mai fatto. Oggi che la povera Giovanna Pedretti è morta, ho pensato a quanto possano pesare certe falsità. Spero che la Lucarelli non dorma la notte per riflettere sulle conseguenze delle sue azioni”.