Tracce di cocaina sulla pistola: Hunter Biden di nuovo nei guai

Tracce di cocaina sulla pistola: Hunter Biden di nuovo nei guai

Nuove grane per Hunter Biden, incriminato lo scorso dicembre per reati fiscali e per possesso irregolare di armi da fuoco. Nel Delaware, i procuratori federali che indagano su di lui in merito a quest’ultima accusa ora sostengono che una custodia in pelle usata dal figlio del presidente Usa Joe Biden per conservare una pistola contenesse tracce di cocaina. Hunter Biden, infatti, è stato incriminato per aver posseduto illegalmente la pistola nel 2018 mentre faceva uso di droghe o era dipendente da esse, un reato federale: gli avvocati del lobbista e imprenditore 53enne hanno chiesto al giudice di respingere l’accusa, ma la prova trovata dai federali ora può inguaiare il figlio di Biden. In passato aveva già rilasciato dichiarazioni incriminanti sulla sua dipendenza da stupefacenti in un libro di memorie del 2021, ma ora gli investigatori ne hanno la certezza: è cocaina quella trovata nella custodia della sua pistola. I pm che indagano sul caso hanno dichiarato che “la forza delle prove contro di lui è schiacciante“, respingendo le affermazioni del figlio del presidente Usa, che ha dichiarato di essere stato preso di mira per motivi politici.

Secondo i procuratori, un chimico dell’Fbi ha determinato che i residui trovati nella custodia della pistola sono di cocaina. Cinque anni fa Hallie Biden, vedova di Beau Biden, figlio primogenito del presidente degli Stati Uniti d’America che ha avuto una relazione romantica con il fratello più giovane del suo defunto marito, aveva gettato l’arma di quest’ultimo in un bidone della spazzatura dietro un negozio di alimentari nel Delaware. Arma che i funzionari dell’Fbi hanno deciso di riesaminare alla ricerca di possibili prove che avrebbero potuto inchiodare l’avvocato e lobbista. Gli agenti hanno preso la Colt Cobra 38 sigillata da un caveau della polizia di Stato per fotografarlo l’anno scorso e hanno trovato della polvere bianca nella custodia che conteneva l’arma, come ha rivelato il consulente speciale David Weiss. Il team del procuratore speciale ha replicato a una mozione di archiviazione presentata dagli avvocati del figlio secondogenito dell’inquilino della Casa Bianca.

Il team di Weiss presenta le prove

Nella replica, il team di Weiss ha elencato le prove a disposizione per confermare che il figlio del comandante in capo faceva uso di droghe illecite nel momento in cui ha completato il controllo per l’acquisto della pistola, dichiarando di non essere dipendente da alcuna sostanza illecita e commettendo così un crimine federale. I pubblici ministeri hanno fatto riferimento al libro di memorie di Hunter Biden del 2021, “Beautiful Things”, nel quale quest’ultimo fa “innumerevoli dichiarazioni incriminanti sul suo consumo di droga per anni“. Nella documentazione presentata da Weiss, anche la conferma che il suo team ha analizzato il laptop abbandonato in un negozio del Delaware riconducibile proprio al figlio del presidente Usa e di cui ha parlato per la prima volta il New York Post in un’inchiesta pubblicata nell’ottobre 2020.

La replica dei legali del 53enne

Il team legale del figlio di Joe Biden, guidato dall’avvocato Abbe Lowell, ha affermato che Weiss ha ceduto alle “pressioni politiche” presentando le accuse di possesso illegale di armi da fuoco. “Sulla base dei fatti e della legge, se il cognome di Hunter fosse stato diverso da Biden, le accuse nel Delaware e ora in California non sarebbero state presentate“, ha dichiarato Lowell. Nei giorni scorsi, il figlio del presidente Usa si è dichiarato “non colpevole” del reato di evasione fiscale in una corte federale a Los Angeles: è accusato di aver evaso il fisco tra il 2016 e il 2019 per 1,4 milioni di dollari, spendendo milioni di dollari in droghe, escort, auto e vestiti di lusso.

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