Un Paese che va a 30 all’ora

Un Paese che va a 30 all'ora

Toninelli si merita il tonno. Scaduto. E Bologna le sardine.

Da ieri in città è in vigore il limite di velocità di 30 km all’ora introdotto dall’amministrazione comunale, targata stiamo parlando di auto Pd. Anche a causa della protesta degli Ncc Bologna si è bloccata. Le code erano infernali, i tempi di percorrenza apocalittici, l’ira dei cittadini felsinea, i vigili carogne: dopo cinque minuti c’era il primo sanzionato. «Andavo a 39 all’ora. Non fatemi dire cosa penso».

Lo diciamo noi. Che non capendo un tubo abbiamo chiesto come funziona a un ingegnere. Risposta. «È come per il flusso d’acqua nei tubi. Se riduci la velocità di scorrimento passa meno acqua ed è come se le strade, cioè i tubi, fossero più strette. Risultato: l’ingorgo».

Il provvedimento «Città 30», figlio di poco senso della realtà e tanta ideologia, deciso da sindaci e assessori che adorano il verde tanto girano in auto blu, non riduce lo smog perché aumenta il traffico, non aumenta la sicurezza perché riduce l’attenzione e aumenta lo stress psico-fisico riducendo la pazienza. Ma incrementa, e di molto, le entrate nelle casse del Comune. La retorica è slow ed essere di sinistra costoso.

L’idea delle città a passo d’uomo è la metafora del Paese sognato dai progressisti che, a dispetto del nome, vanno lentissimi, guardano indietro e vivono di divieti, fanatismi e burocrazia. Poi il pericolo è il fascismo…

Per Bologna, come Milano, che non vede i 30 all’ora di imitarla, ormai non c’è più speranza. Speriamo anche per il Pd che le governa.

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