E adesso c’è solo da sperare che lo scatto con cui Milano ha ancora una volta battuto Roma, sia solo dovuto a un passo geneticamente diverso e non alla solita attitudine a separare i morti buoni da quelli cattivi. Perché è di ieri la notizia che la Procura ha aperto un nuovo fascicolo sull’omicidio irrisolto dei militanti del Leoncavallo Fausto Tinelli e Iaio Iannucci. Giusto, come si è già detto e qui anche scritto. Certo fa un po’ riflettere il fatto che la decisione del procuratore Marcello Viola sia arrivata dopo una sollecitazione via lettera del sindaco Giuseppe Sala, quasi che la giustizia possa funzionare a gettone se a inserirlo sono le persone giuste e non debba farlo secondo il principio di equità universale della «Legge è uguale per tutti» appeso alle spalle dei giudici nei tribunali. Bene lo stesso se quello da raggiungere è un buon fine come dare finalmente giustizia a due ventenni ai quali 24 anni fa era stata sbattuta la porta in faccia con l’archiviazione delle indagini. Così come è inevitabile pensare che a nulla hanno portato anche quelle per trovare i feroci assassini dei nemmeno ventenni martiri di Acca Larentia: Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni. Anche loro aspettano giustizia da quel terribile 7 gennaio del 1978 e anche per loro in molti e per anni hanno chiesto la riapertura di un processo. Ma per ora, a differenza di Fausto e Iaio, tutto tace. La procura di Roma non dà segni. Chissà che lo zelo con qui quella di Milano ha accolto il «suggerimento» di Sala possa essere pungolo, se non ammonimento. La speranza, si sa, è l’ultima a morire. Anche quando a chiedere giustizia sono dei cuori neri. E il loro è sangue troppo spesso considerato dei vinti.