Trump stravince nell’Iowa: “È ora di unire il nostro Paese”

Viaggio nel Parlamento terrorizzato da Trump

Donald Trump polverizza i rivali in Iowa e inizia la corsa verso la Casa Bianca con il vento in poppa. L’ex presidente americano ha incassato una vittoria a valanga nella prima tappa delle primarie repubblicane in meno di mezz’ora dall’apertura dei caucus, ottenendo il 51 per cento dei voti e un distacco record di 30 punti, oltre il doppio del primato registrato da Bob Dole nel 1988. Secondo con il 21,2 il governatore della Florida Ron DeSantis, mentre il terzo posto con il 19,1 è una grande delusione per l’ex governatrice del South Carolina Nikki Haley, che sperava di consolidare la sua posizione come la vera anti-Trump.

Il risultato del tycoon, invece, va oltre le previsioni della vigilia e cementa il suo indiscusso ruolo come frontrunner del Grand Old Party dopo che ha saputo mobilitare nuovamente la sua base e riconquistare il partito in seguito all’assalto a Capitol Hill, trasformando i quattro processi penali e tutte le accuse in una «caccia alle streghe», una «persecuzione giudiziaria orchestrata dai democratici e dall’usurpatore Joe Biden». The Donald in Iowa incassa la metà dei 40 delegati in palio (solo il 2 per cento del totale), ma il successo storico lo fa partire con il piede giusto e rafforza la presa sul Gop anche al Congresso, dove ha il sostegno della maggioranza.

Peraltro, il fatto che ci siano voluti solo 30 minuti dall’inizio dei caucus per decretarne la vittoria è un importante campanello d’allarme per i repubblicani che continuano a sognare un mondo post-Maga. Nel suo discorso dopo la vittoria Trump lancia un messaggio bipartisan, affermando che «questo è il momento per il nostro Paese di tornare unito, che siate repubblicani e democratici, è il momento di stare insieme e risolvere i problemi», prima di congratularsi con gli avversari e lodare la famiglia, compresa la suocera appena mancata. Poi torna ad attaccare Biden, «il peggior presidente della storia Usa» e il regista dei suoi processi, che definisce «una interferenza elettorale», e ribadisce la minacciosa promessa di «sigillare il confine col Messico contro l’invasione di criminali e terroristi», attuando «un sistema di deportazioni che non si vede in questo Paese dai tempi di Eisenhower».

Buone notizie per l’ex presidente arrivano anche dal piazzamento degli avversari, in particolare dal fatto che Haley non sia riuscita a ottenere il secondo posto, un risultato che avrebbe potuto costringere DeSantis a ritirarsi permettendole di consolidare il supporto nel liberal New Hampshire dove si vota la prossima settimana, e dove è posizionata meglio rispetto al governatore della Florida.

Inoltre, il ritiro dell’imprenditore tech di origini indiane Vivek Ramaswamy (quarto col 7,7), che gli ha dato l’endorsement, va ad aumentare ancora il suo serbatoio di voti (anche l’ex governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson ha gettato la spugna ieri).

«Ci avevano dato per spacciati, ma andiamo avanti», commenta da parte sua DeSantis, mentre Haley si congratula con Trump ma avverte che «se lui sarà il candidato Biden può vincere di nuovo». Per quanto riguarda il New Hampshire, invece, secondo la media dei sondaggi del sito RealClearPolitics (Rcp), Trump è in testa col 43,5 per cento ma potrà contare in gran parte anche sul 5 di Ramaswamy. Lo segue a distanza Haley col 29,3, mentre DeSantis è fermo al 6,5, e rischia un colpo fatale.

Il New York Times, da parte sua, sottolinea che «se i rivali di Trump vogliono fermare la sua ascesa dovranno rompere il suo legame con i suoi sostenitori. E non si sono nemmeno avvicinati a riuscirci in Iowa». «Trump non è un candidato, è il leader di un movimento nazionale», chiosa invece Newt Gingrich, ex speaker Gop della camera e consigliere dell’ex presidente: «E nessuno è riuscito a capire cosa significhi affrontare il campione di un movimento».

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