Mentre gli Stati Uniti sono alle prese con il dossier del Pentagono sulle armi sparite dopo essere state inviate in Ucraina, il servizio diplomatico dell’Unione europea ha avviato un’inchiesta per verificare la reale quantità di aiuti spediti al Paese invaso dagli Stati membri. La notizia è stata diffusa dal Financial Times, secondo cui il procedimento è iniziato dopo svariate affermazioni secondo cui alcuni tra i 27 non hanno mandato a Kiev carichi sufficienti.
“L’audit ha già incontrato resistenza da parte di alcuni Paesi riluttanti a fornire dati completi”, hanno fatto sapere dal servizio diplomatico. “Stiamo conducendo la verifica delle armi fornite dagli Stati membri dopo l’invasione su vasta scala del suo vicino da parte della Russia nel febbraio 2022 e puntiamo a presentarne i risultati prima del vertice dei leader dell’Unione del primo febbraio”. In particolare, il procedimento ha fatto seguito alla richiesta del cancelliere tedesco Olaf Scholz, secondo cui “le consegne di armi all’Ucraina pianificate finora dalla maggior parte degli Stati membri dell’Ue sono troppo piccole”. Le parole del capo del governo di Berlino hanno fatto eco a diverse osservazioni private di funzionari dell’Unione sull’entità delle forniture promesse da varie capitali europee.
Secondo una ricerca del Kiel insitute for world economy, la Germania è il Paese europeo che ha contribuito maggiormente al supporto militare di Kiev, con più di 17 miliardi fino al 31 ottobre del 2022. Il suo impegno è pari a cinque volte quello della Danimarca, il secondo maggior contribuente. “Mentre le osservazioni di Scholz sono state interpretate come un rimprovero nei confronti di altri grandi Stati dell’Ue come Francia e Italia, i cui impegni militari sono molto inferiori, il suo appello pubblico per una maggiore trasparenza è stato sostenuto in privato da alti funzionari di Bruxelles che credono che alcuni stati potrebbero fornire più armi a Kiev in un momento critico del conflitto”, si legge sul Financial Times.
Il quotidiano ha ricordato anche che diversi Paesi europei, soprattutto dell’est, stanno ancora spingendo per l’espansione dell’European peace facility (Epf), un fondo comune che finanzia in parte l’invio di armi a Kiev, in modo da aumentare le forniture e dividerne i costi. L’Epf non è stato rafforzato dal giugno 2023 e i 27 non sono stati in grado di trovare un accordo per la creazione di una quota di 5 miliardi di euro all’anno dedicati al Paese invaso da Mosca. “Dobbiamo assicurarci che l’Epf sia di nuovo sulla buona strada e possiamo utilizzarlo nuovamente per ulteriori tranche di sostegno all’Ucraina“, ha affermato un alto diplomatico dell’Ue. “Senza questo fondo, alcuni Stati membri non forniranno alcun sostegno militare“.