Attraverso un comunicato stampa la Roma ha deciso di interrompere il suo rapporto professionale con José Mourinho. Senza dimenticare ciò che è stato – vittoria in Conference League e finale di Europa League – ma capendo che la situazione era al limite: troppi pochi punti in campionato, un nono posto che è il secondo risultato peggiore di sempre dopo 20 giornate – solo nella stagione 2002/03 i giallorossi fecero peggio con 27 punti –, eliminazione per mano dei cugini in Coppa Italia e secondo posto in un girone abbordabile in Europa League. La società, inoltre, ha percepito e captato bene i malumori dei tifosi che, fino a pochissimo tempo fa, erano tutti dalla parte del portoghese. La fatale ennesima sconfitta in Serie A contro il Milan è stata, semplicemente, la goccia che ha fatto traboccare un bicchiere ormai stracolmo.
La famiglia Friedkin ha chiuso il comunicato stampa con un inciso: “Ulteriori aggiornamenti riguardo la nuova guida tecnica della Prima Squadra saranno comunicati a breve”. La decisione, indubbiamente ponderata, ha già portato a svariate ipotesi – già vagliate – che porteranno ad un annuncio sul nuovo allenatore a stretto giro. Sia perché sabato pomeriggio c’è il Verona alla ricerca di punti salvezza ma, soprattutto, perché il calendario prevede un quartetto da testacoda che non permette distrazioni: Salernitana, Cagliari e, soprattutto, Inter, prima della sfida in Europa League contro il Feyenoord.
La prima scelta, forse la più istintiva e che metterebbe d’accordo tutto, porta a Daniele De Rossi. Il “figliol prodigo” ha disputato 459 gare in giallorosso realizzando 43 reti, è stato capitato dopo Francesco Totti e conosce benissimo l’ambiente. Questa scelta rappresenta, al contempo, un grande azzardo. De Rossi ha pochissima esperienza in panchina, tutta concentrata nelle 17 gare alla guida della Spal durante la scorsa stagione in Serie B. E allora, gli altri dossier sulla scrivania dei Friedkin, vengono vagliati con molta attenzione. C’è il sogno, il secondo dopo Mourinho, rappresentato da Antonio Conte. L’ex commissario tecnico della Nazionale, che rappresenterebbe il miglior continuum del portoghese, ha vinto tanto e ovunque: 4 Serie A (3 con la Juve e 1 con l’Inter), una Premier League col Chelsea, una Fa Cup sempre con i londinesi e due Supercoppe Italiane (tutte e due con i bianconeri). L’ostacolo, però, oltre che prettamente economico, è soprattutto motivazionale. Conte ha già rifiutato il Napoli a stagione in corso dopo l’esonero di Rudi Garcia e ha più volte ripetuto di voler vivere un anno sabatico per ricominciare da luglio con tutta calma. E, allora, vista l’inesperienza di De Rossi e il probabile “no, grazie” di Conte, per risalire la china occorre visionare altri nomi. È calda, in questo momento, l’ipotesi Igor Tudor, che bene ha fatto in Italia con Udinese e Verona ma ancora meglio ha fatto in una piazza calda – stile Roma – come Marsiglia.
È noto, inoltre, che alla famiglia Friedkin piace sorprendere. Quindi occhio alle sorprese rappresentate da Frank Lampard, Graham Potter e Hans-Dieter Flick. La sensazione, però, è che a questo giro la scelta possa essere più ponderata. Meglio un traghettatore fino a fine stagione, per poi programmare con calma il futuro, che andarsi a legare a lungo con un contratto impegnativo.