Gli insaziabili divoratori di allenatori, stavolta staranno masticando amaro. Forse sentono ferro sotto i denti anziché la carne, per nulla morbida, di Simone Inzaghi e Max Allegri. Basta dare un occhio alla classifica per capire: primo e secondo. E gli altri a lingua in fuori. Qualcuno ricorda cosa si diceva un anno fa, ed anche prima, di questo duo cotto in padella? Litanie di accuse, benservito ad ogni passo, tifosi juventini scatenati nella solita guerra al solito noto (Allegri). Mondo nerazzurro in subbuglio: dietro le quinte, anche societarie, era già caccia al prossimo tecnico. E cosa contava se gli attaccanti tiravano tanto in porta, ma quasi sempre sbagliando mira? Quest’anno invece in solo 5 partite hanno realizzato 22 gol: vedete voi. È bastato un annetto ed eccoci al rovescio della battaglia: da panchine roventi a quelle vincenti (o quasi). Inzaghi ha aggiunto pure una finale di Champions. Allegri ha condotto la squadra lontano dall’inferno societario. Ora i risultati, il conto di gol fatti e subiti, parlano per loro: uno gioca più d’attacco, l’altro punta a non prenderle. Il qualunquismo tifoso dirà: non era difficile. Provare per credere.
Ma qui si va oltre: tutto merito dei tecnici? Meriti certo. Ma il campionato dimostra, vedi ad esempio il Napoli, che conta soprattutto chi va in campo. L’Inter ha innestato giocatori di ottimo rendimento e qualità in un gruppo già solido nei punti cardinali. Allegri lo ha ripetuto anche ieri: «L’Inter è costruita per vincere lo scudetto, per noi un percorso diverso. Al bando l’euforia». La Juve, che pur ha perso Pogba e Fagioli, sul mercato ha pescato solo Weah e Cambiaso, molto di più nel cestone dei giovani. Rispetto all’anno scorso si è ricomposta come squadra e se ne vedono gli effetti. Il Napoli ha perso Spalletti, ma soprattutto l’essenza di squadra ed un pizzico di stellone. L’alternarsi di due allenatori non ha sortito risultati. Si cambia tecnico per lavarsi la coscienza: ieri l’Empoli ha licenziato Andreazzoli, sostituto di Zanetti. Ora toccherà a Davide Nicola, definito un mago della salvezza. Vedremo!
Tutto ruota sugli umori di chi va in campo. A proposito di panchine roventi, il Mancini ct che ha stupito conquistando gli europei con una Italia modesta (quella la sorpresa, non l’esclusione mondiale) si è infuriato da ct dell’Arabia Saudita escludendo tre giocatori: volevano posto garantito da titolare. Forse Mancio avrà convenuto che è ancora meglio il calcio nostro, sebben regali spiccioli e non forzieri d’oro. Ma così va sulla panca: oggi sei grande, domani un fesso, magari dopodomani tornerai grande. E le colpe dei giocatori? Inzaghi e Allegri insegnano, per chi non avesse ancora capito.