Nessun commento dal quartier generale di Prada sull’offerta che un fondo di private equity anglo-francese avrebbe messo sul tavolo dei grandi soci, come ieri ha rivelato il Giornale. Per il gruppo controllato con l’80% dalla Prada holding di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli le indiscrezioni non si commentano mai, non si confermano né si smentiscono. Ma secondo attendibili ricostruzioni, l’incontro di prima di Natale – di cui il Giornale ha dato notizia ieri – tra emissari del fondo, Miuccia Prada e il figlio Lorenzo, sarebbe realmente avvenuto. E il fondo avrebbe avanzato in quell’occasione le proprie proposte. Che, secondo le indiscrezioni, consistono in un valore intorno ai 6 miliardi per una quota del capitale non ancora definita. La società capitalizza 12,5 miliardi, quindi si tratterebbe senz’altro di una quota di minoranza. Dopodiché le stesse fonti sottolineano che per un gioiello del lusso italiano come Prada le offerte non mancano e sono particolarmente insistenti proprio in questo periodo storico.
Di sicuro l’ipotesi è piaciuta molto mercato, che dimostra di non averla presa sottogamba: sul listino di Hong Kong, dove il 20% di Prada è stato collocato nel 2011, il titolo è balzato di oltre il 5%, e lo ha fatto nel poco tempo di Borsa ancora aperta: a causa del fuso orario (+ 7 ore), la notizia è arrivata poco prima della chiusura della seduta di ieri. Di fronte alle numerose offerte, di cui quest’ultima è probabilmente la più concreta, il gruppo fa filtrare di essere prevalentemente interessato al prossimo collocamento in Piazza Affari. Operazione che potrebbe avvenire nei prossimi mesi e che Prada punta a realizzare per aumentare il volume di scambi e il valore del gruppo, essendo il listino milanese considerato il non plus ultra per ogni tipo di made in Italy di alto profilo. Non a caso lo stesso percorso (prima Hong Kong, poi Piazza Affari) è stato da poco portato a termine dal gruppo Ferretti.
In ogni caso la questione sarà tutta nel valore che Prada potrà creare con questa o con altre operazioni. Il gruppo è a un bivio: per crescere e aumentare l’interesse degli investitori le strade sono due. La prima è appunto quella di un ulteriore collocamento; la seconda quella dell’ingresso di un partner o addirittura di un compratore. Si tratta di opzioni che sia i private equity sia le banche d’affari conoscono bene e che vantano illustri esempi nel passato più o meno recente.
Il gruppo Ntv, gestore dell’alta velocità ferroviaria con i treni Italo, nel 2018 arrivò a un passo dalla quotazione in Borsa, quando invece poi i soci decisero di vendere la maggioranza al fondo Usa Gip. Viceversa, in vista dello sbarco in Borsa avvenuto a fine 2013, il patron della Moncler Remo Ruffini aveva venduto pezzi del capitale a diversi investitori, facendoli entrare nell’azionariato a fronte di importanti iniezioni di capitale con le quali far crescere la società, salvo poi ripagarli ampiamente attraverso la successiva quotazione sul mercato azionario.
Il futuro di Prada dipenderà dunque da valutazioni finanziare complesse. Ma di certo le grandi manovre sono già in corso.