Alexandru, fermato un sinti. “C’ero, ma non l’ho ucciso”

Alexandru, fermato un sinti. "C'ero, ma non l'ho ucciso"

Fermato un killer del 14enne di Monte Compatri. Ma Petrov Corum, 24 anni, accusato di concorso in omicidio di Alexandru Ivan, si difende. «Quando ho visti i romeni al parcheggio con le mazze da baseball sono andato via con la mia auto. Non ho sparato io». L’uomo si presenta domenica sera dai carabinieri con due avvocati per chiarire la sua posizione. «Mi cercate? Eccomi. Sono io quello che ha dato l’appuntamento a Tiberiu dopo la lite al bar. Ci siamo messaggiati dopo la scazzottata, ma non ero presente quando hanno litigato. Avremmo dovuto vederci tutti per chiarire. Per telefono, alle 3 della notte, gli ho detto solo: Stiamo arrivando».

Versione che non quadra agli inquirenti, che stanno facendo terra bruciata attorno al complice, un uomo di 33 anni, anche lui di origini rom e appartenente al gruppo stanziale di Rocca Cencia. Sarebbe stato lui a sparare all’impazzata da una Ford bianca e a fuggire subito dopo il delitto con altre due persone a bordo fra le quali, per la Procura, Corum. Ieri mattina il fermo per il 24enne che, secondo la ricostruzione dei carabinieri di Frascati, era nell’auto del killer. Non convince affatto nemmeno la storia dello sguardo di troppo fra Tiberiu Maciuca, il patrigno, e gli altri due nomadi incontrati all’Esse Café di borgata Finocchi. Un’azzuffata all’apparenza da niente ma che avrebbe scatenato la reazione, a dir poco esagerata, del gruppo di fuoco. Qualcuno parla di interessi a sei zeri fra i clan, quello romeno e quello dei sinti, che ruoterebbero attorno al traffico di auto, alla ricettazione di oro e gioielli, alla droga. «In ballo c’era la spartizione di una grossa torta», ammettono gli inquirenti che stanno cercando di capire il perché di tanta ferocia. Una rabbia esplosa a colpi d’arma da fuoco che non può essere stata provocata con battibecco da bar. Del resto sono i tabulati telefonici e le immagini delle telecamere a smentire l’alibi di Corum, che ha preferito costituirsi prima di essere acciuffato. Il suo numero è memorizzato nello smarthphone di Maciuca, il 29enne compagno della mamma di Alexandru, e la sua auto non si sarebbe allontanata prima della sparatoria. Tanto basta alla Procura di Velletri per emettere il decreto di fermo, da convalidare nei prossimi giorni. Determinanti saranno i risultati della prova Stub sugli indumenti sequestrati all’indagato per stabilire chi ha ucciso Alexandru. Un incontro con la morte cui il ragazzino si presenta assieme al patrigno, al nonno Cati Petri e altre persone, tra le quali due donne.

Il gruppo arriva su due auto. Il minorenne non è con Tiberiu ma con il nonno. «Non so cosa sia successo – racconta Petri – Forse ha avuto paura degli spari. Ho provato a fermarlo ma è sceso lo stesso». «Alex non usciva mai di sera – spiega in lacrime la mamma, Alexandra Petri, 32 anni – ero preoccupata. Chi l’ha ucciso deve costituirsi».

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