«Vi faccio vedere la generosità di Fratelli d’Italia». Nella buvette della Camera, circondato da alcuni deputati e qualche giornalista, Francesco Lollobrigida la prende alla lontana. Tira fuori lo smartphone e – «eccola!», ma «guardate come è fatta bene!» – mostra a tutti la cartina pubblicata qualche giorno fa da La Stampa con la mappa dei governatori delle venti Regioni italiane. Il ministro dell’Agricoltura scorre il grafico con l’indice: «cinque» (e indica la casella della Lega), «cinque» (quella di Forza Italia), «quattro» (il Pd), mentre «noi» di Fdi «abbiamo tre regioni». Insomma, intende dire che è d’accordo con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari che ritiene sia necessario un riequilibrio nelle Regioni? La risposta è «sì, certo che sì». Ma Lollobrigidia preferisce non esplicitarla in maniera così netta. Forse anche perché potrebbe essere interpretato come un atto ostile a poche ore dal faccia a faccia tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Che si vedranno oggi alle 18 a Palazzo Chigi per il Consiglio dei ministri e che – con buona pace di chi ci tiene a non consegnare all’incontro il rango di un vertice sulle regionali – evidentemente parleranno anche e soprattutto di amministrative. Non tanto perché all’esame del Cdm dovrebbe esserci un decreto legge sull’election day dell’8 e 9 giugno, quanto perché il nodo Sardegna non è ancora sciolto. E il tempo stringe sempre di più: si voterà il 24 febbraio, ma lunedì prossimo alle 20 scade il termine per la presentazione delle liste. Insomma, nelle prossime ore si dovrà prendere una decisione sul candidato governatore.
Sul punto, Lollobrigida lascia intendere che la linea di via della Scrofa non cambia. Christian Solinas deve fare un passo indietro? «Non ha governato nemmeno male, ma pensiamo Truzzu possa governare meglio», risponde il ministro. Insomma, Fdi continuerà a sostenere come candidato governatore il sindaco di Cagliari di Fdi. Perché la «generosità» adesso va «riequilibrata». Lo dice «la matematica». Lollobrigida allarga la mappa sul telefono, indica le regioni divise per colori e conta gli abitanti: «Dieci, quindici, sedici e mezzo… ecco, diciassette milioni per la Lega. Per Forza Italia sette, otto e mezzo… in tutto tredici milioni e mezzo. E noi otto. Niente di strano, eh. Però non è che stiamo chiedendo l’impossibile». La domanda è d’obbligo: l’obiettivo è una delle grandi regioni del nord guidate dalla Lega? Il Veneto? «Non lo so, quando si voterà si ragionerà su quale può essere la candidatura migliore». Insomma, la partita è aperta. E la Basilicata? Tajani ha fatto sapere che non ci sono alternative alla riconferma di Vito Bardi. «Io sono sempre d’accordo con i vicepremier. Con tutti e due. E se ne fanno un terzo di vicepremier, pure con il terzo».
Poi, d’improvviso, Lollobrigida cambia rotta. La butta lì quasi per caso: «E comunque mica possiamo andare al voto, l’opposizione non è pronta». Come a dire, sembra lasciare intendere, che per lui le elezioni anticipate non sarebbero un problema. Ma la partita non potrebbe essere alla pari perché Pd e M5s «dovrebbero trovare un candidato a guidare il Paese» e «oggi non ce l’hanno». «Ci sarebbe Prodi», la butta lì. Poi torna a guardare alle Europee. «Elly Schlein si dovrebbe candidare, sarebbe buono che corressero i tre leader». Meloni, Schlein e chi altro? «Conte». E su Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, che ipotizza possa tornare tutto in discussione dopo le Europee, risponde con il freno a mano: «Non credo che Crippa si occupi di governo, comunque noi siamo sempre pronti a discutere di tutto».