Il metodo Lucarelli. Basta puntare il dito e il linciaggio si scatena in Rete

Cioè che conta non è Lucarelli, fallimento Mourinho e J.K.Rowling: quindi, oggi...

Essere giornalisti è un mestiere: Selvaggia Lucarelli non è una giornalista. Anche essere cittadini è un mestiere: basta avere un nome, un cognome, una foto e dei diritti-doveri regolati dalla legge: e invece le cosiddette shit storm sono anonime e sfuggono a ogni responsabilità.

C’è una ragione se quelle via web si chiamano appunto «shit storm» e quelle dei media tradizionali hanno altri nomi, tipo campagne denigratorie eccetera, comunque né «shit» né «storm». Dovrebbe esserci una ragione, pure, se un soggetto è diventato giornalista professionista (iscritto a un albo) e qualcun altro no, ed è sottratto, perciò, alle regole del media tradizionali anche se è «influente» nei confronti di un qualche pubblico. Marchiamo le prime differenze, quindi: Selvaggia Lucarelli di cui potremmo scrivere cose terribili, la conosciamo da vent’anni: ma questa non è una shit storm giornalista professionista non lo è per niente, non lo è mai diventata; e i protagonisti del tornado da lei originato (lo storm) è un pubblico che obbedisce a un riflesso condizionato e nella stragrande maggioranza dei casi non ha un nome e un cognome, lo nasconde come pure la sua immagine, è un lanciatore di sassi che nasconde la mano, si crede de-responsabilizzato, in maggioranza sono vigliacchi che, se incontrano di persona l’oggetto del loro odio, si sciolgono come escrementi al sole e va a finire che gli chiedono l’autografo; il loro è un odio da penombra, feroce e volgare, sfuggente e qualunquista come una battuta scappata col vicino di casa: ed è gratis. Se tutti i commentatori via web fossero chiamati a essere penalmente responsabili di quello che scrivono (o anche solo se dovessero pagare un centesimo a commento) non esisterebbero più, così come non esistevano prima né esistono adesso nella vita reale, nascosti sotto un nickname o sotto un nome falso che tuttavia permette loro di giocare all’insulto di massa diretto a qualcosa che però non credono reale, non pensano che sia fatto di carne e di sangue.

I giornalisti professionisti saranno anche in estinzione dovevano essere già tutti morti, secondo un grillismo che invece è morto lui ma loro no, i giornalisti (veri) non possono scrivere tutto quello che vogliono, perché ci mettono la firma, hanno una responsabilità professionale e aziendale e penale, e non possono attenzione – neppure «porre dubbi» o «fare solo domande» che suonino retoriche, tendenziose, che insomma diano il via alla shit storm che a quel punto è già chiaramente lanciata e autorizzata. Sono queste, le shit storm: un linciaggio da 0 a 100 in tre secondi, delle sentenze lapidarie e irrevocabili che non abbisognano neppure di indagini, come non lo sono state le penose istruttorie internettiane di un famiglio di Selvaggia Lucarelli: roba sufficiente, per restare zona, e restare alle medaglie più recenti, a scatenare shit storm contro un ragazzo mutilato da uno squalo e appunto, ora, contro una pizzaiola sospettata di una recensione falsa.

C’era una volta la penna che feriva più della spada. Ma qui c’è solo la spada, meglio, infiniti pugnali sgangheratamente lanciati da chissà dove, diretti a casaccio a mozzare sempre nuove teste. Basta un segnale a scatenare l’inferno, e qui va detto: elogiatori e detrattori pari sono, sono due facce della stessa medaglia. Solo così può capitare di passare da eroina dei social a mostro dei social in 72 ore, come è capitato alla pizzaiola. La coppia di nientologi Selvaggia Lucarelli e Lorenzo Biagiarelli, peraltro accoppiati da dio, da qualche tempo ha deciso di inventarsi il filone della «beneficenza opaca», possibilmente a opera di personaggi che facciano gran rumore cadendo da alti piedistalli: i danni collaterali non sono affar loro. Peggio di loro sono i giornalisti (presunti veri) che gli corrono dietro.

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