A Sant’Angelo Lodigiano queste sono le ore della rabbia e dello sgomento per la morte di Giovanna Pedretti, la titolare della pizzeria “Le vignole”, molto nota in paese ma niente di più di un locale di provincia a conduzione familiare. Finita al centro del tritacarne mediatico per il caso della presunta falsa recensione, ieri è stata trovata morta nei pressi del fiume Lambro, probabilmente vittima di suicidio. Non esistono al momento collegamenti ma chi la conosce afferma che non aveva ragioni per compiere il gesto estremo, che gli affari andavano bene e che non c’erano avvisaglie. Tutto è precipitato in pochi giorni e oggi il dolore per questa morte è enorme tra chi la conosceva.
Tra questi ci sono i familiari, chiusi nel proprio silenzio, che giustamente rifuggono qualunque contatto con la stampa. Dal loro punto di vista, infatti, sono stati i giornali a portare Giovanna alla morte, sono stati i giornalisti con le loro pressioni, per lei insostenibili, a convincerla a compiere quel gesto estremo. “L’accanirsi è pericoloso. Grazie ‘signora’ per aver massacrato in via mediatica la mia mamma. Cerchi pure la sua prossima vittima“, è il messaggio che lancia la figlia della donna dai social, condividendo lo screenshot di una storia Selvaggia Lucarelli. Il messaggio è implicito ma tra le righe quel che la figlia della vittima vuole dire è molto chiaro.
L’accusa della figlia è pesante ma in questo momento nessuno sa quale sia il peso che questa ragazza ha nel cuore, il momento che si trova ad attraversare. E deve farlo con le telecamere puntate addosso e i giornalisti sotto casa. “Siamo assediati dai giornalisti. Andate via. Qualcuno li mandi via“, è la preghiera che ha rivolto a chiunque possa aiutarla a vivere nella riservatezza questo momento. Nel frattempo, dopo Biagiarelli e Lucarelli, anche il CD-R del Tg3 respinge ogni accusa: “Il Tg3 ha dato risalto al post della signora Pedretti, in linea con quelli che storicamente sono i temi che contraddistinguono il giornale (la difesa dei diritti dei disabili e delle persone omosessuali), come tutti gli altri organi di stampa“. Dopo la notizia della recensione, il Tg3, si legge nella nota, ha dato quella dei presunti dubbi, in linea con quanto accade per ogni storia, proseguono i giornalisti, che affermano di voler continuare a fare il loro lavoro così come è stato finora.