Il neo-ministro dell’Educazione nazionale francese critica la scuola pubblica d’Oltralpe: “Insegnanti assenteisti“. E a Parigi scoppia la bufera, con le opposizioni e i sindacati sul piede di guerra. Una recente dichiarazione di Amélie Oudéa-Castéra, arrivata a guidare il dicastero dell’Istruzione dopo il recente rimpasto di governo, è diventata motivo di scandalo e di discussioni sulla situazione della scuola pubblica in Francia. Interpellata dai cronisti sulla scelta di iscrivere i suoi tre figli in una scuola privata d’élite a Parigi, l’esponente politica si era lasciata andare a considerazioni non troppo prudenti, parlando di “tantissime ore di assenza dell’insegnante, mai recuperate“. Non esattamente il miglior modo per attirare le simpatie dei docenti, che infatti sono insorti.
I dirigenti sindacali del servizio scolastico e le associazioni di genitori hanno ritenuto quelle considerazioni “provocatorie“, “a dir poco goffe“, “sconcertanti“. E le hanno giudicate come un “segno di disprezzo” nei confronti del comparto del quale l’ex tennista e ora politica vicina a Macron dovrebbe essere garante. Riferendosi alla propria decisione di iscrivere i propri figli alla scuola privata, la ministra aveva anche parlato di considerazioni effettuate al riguardo con suo marito. “Eravamo stufi, per risolvere la questione come centinaia di migliaia di famiglie abbiamo fatto la scelta di una soluzione diversa“.
Uno scivolone clamoroso, che ha offerto alla destra l’assist perfetto per denunciare la situazione di crisi e di declino raggiunta dall’istruzione pubblica negli ultimi anni. E così, di rimbalzo, la questione ha colpito anche il nuovo primo ministro francese Gabriel Attal, che peraltro fino a pochi giorni fa presiedeva proprio il ministero dell’Educazione Nazionale e della Gioventù nell’esecutivo di Élisabeth Borne. Peraltro, la polemica si è anche spinta oltre alla versione offerta da Amélie Oudéa-Castéra. L’ex insegnante di uno dei suoi figli della ministra ha infatti accusato quest’ultima di aver mentito sulla scolarizzazione del figlio.
Secondo Libération, il ragazzo avrebbe infatti cambiato scuola non per un problema di assenza dell’insegnante ma perché la direzione “avrebbe rifiutato un suo passaggio anticipato nella sezione centrale, giudicando lo studente ancora troppo piccolo“. Una versione dei fatti che tuttavia l’esponente di governo ha categoricamente respinto dal ministro. Estenuata dal tam-tam polemico suscitato da quelle sue dichiarazioni (di fatto, il primo passo falso all’interno del nuovo governo), stamani – a margine di un viaggio dedicato ai Giochi Olimpici di Seine-Saint-Denis – la ministra ha chiesto che venga chiuso il “capitolo degli attacchi personali“, affermando di “credere nella scuola pubblica” e di “dare priorità al benessere dei suoi figli“.
Caso chiuso? Forse. Le razioni critiche infatti non si sono infatti placate. Il quotidiano Le Figaro ha ricordato come i figli della maggior parte degli ex ministri dell’Educazione nazionale avessero tutti frequentato scuole private. Lo stesso ex ministro Attal, per cinque mesi all’Educazione nazionale, aveva frequentato una scuola privata e affrontò lui stesso l’argomento non appena si insediò a alla guida di quel dicastero.