“Io tra le fiamme, per bimbi e anziani”

"Io tra le fiamme, per bimbi e anziani"

Incurante del fumo denso e del pericolo, ha portato fuori da un palazzo in fiamme qualche decina di persone tra bambini, mamme e anziani. Tutto mentre una folla inerme, ammassata davanti al palazzo in fiamme, anziché chiamare i soccorsi e avvertire i vigili del fuoco (che infatti sono arrivati sul posto a rogo ormai spento) si ostinava a rimanere immobile e imperterrita, intenta a filmare l’accaduto con il telefonino, ma senza muovere un dito per chi in quel momento aveva veramente bisogno di aiuto. È senz’altro un giovane eroe Jodi Di Bari, 19 anni, cameriere del ristorante «Ronchettino», al Gratosoglio, intervenuto in totale autonomia e per iniziativa personale insieme a un amico barista, il 20enne Luca Carrieri, mercoledì pomeriggio alle Torri Bianche di via Michele Saponaro 37, quando le fiamme hanno raggiunto gli appartamenti del secondo piano. Tutto a causa di alcuni bambini che avevano acceso un piccolo falò sul polistirolo ammassato sotto le impalcature di un cantiere fermo da tempo su un lato dell’enorme condominio di 16 piani. «Quando ho capito che non c’era più bisogno del mio aiuto, sono corso al lavoro per giustificare il mio ritardo, ma ero nero e sporco, quindi sono andato a farmi una doccia a casa e, una volta scesa l’adrenalina, ho cominciato a sentirmi male: ho avvertito un senso di oppressione al petto, un dolore strano e faticavo a respirare. Il personale dell’ambulanza che era ancora davanti alle Torri Bianche mi ha fatto andare in codice giallo al San Paolo dove mi hanno fatto qualche accertamento dicendomi che avevo un po’ di CO2 nel sangue… Io però non riuscivo a pensare che all’incendio. E che mi ero sentito utile, importante, necessario».

Jodi è senz’altro tra i primissimi a rendersi conto mercoledì che qualcosa non va in via Saponaro. Sono le 16.15, si sta recando al lavoro e vede del fumo nero e denso uscire dalle Torri Bianche. «Proprio di fronte allo stabile c’è una scuola primaria, la Baroni, i bambini avevano finito le lezioni e stavano uscendo da scuola, c’erano i genitori… Ho iniziato a gridare chiamate i vigili del fuoco!, ma nessuno si è mosso, se non per prendere il telefono e filmare l’incendio. Vedo una mia conoscente in lacrime. Su in casa c’è mio fratello disabile, l’ho chiamato – mi confida – ma si è bloccato per le scale e non riesce a scendere, ha paura del fumo».

Senza pensarci Jodi entra nella scuola dove afferra l’estintore nonostante le proteste del personale (ma il sifone si rivelerà vuoto, quindi inutile, ndr) poi con l’amico Luca oltrepassa l’ingresso delle Torri, prendono un altro estintore, salgono le scale e portano giù il ragazzo in difficoltà. «È un mio coetaneo, eravamo alle elementari insieme, con la sorella non la finivano più di ringraziarmi. Intanto un nordafricano, impietrito dal terrore, mi pregava di salvare la sua famiglia chiusa in casa per la paura in un appartamento del secondo piano, il fumo scaturito da quel maledetto polistirolo era diventato sempre più acre e denso e le fiamme avevano raggiunto l’ingresso dello stabile… Io e Luca le abbiamo saltate e siamo tornati dentro: c’erano ancora tante persone in difficoltà».

«Abbiamo portato giù la famigliola del nordafricano – la moglie, i suoceri e tre bambini piccoli – più altri anziani che, sgomenti, ci offrivano il braccio per appoggiarsi. Il problema era che i residenti erano paralizzati dalla paura perché non riuscivano a vedere nulla a causa del fumo. L’ingresso del palazzo era ormai inagibile, quindi ho portato gli anziani nei box e da lì li ho fatti uscire. Nel frattempo il bidello della Baroni, utilizzando l’idrante della scuola, stava domando le fiamme».

Jodi ammette che, alla fine – dopo che gli astanti hanno ammesso con la polizia e con i pompieri «ha fatto tutto questo ragazzo» – gli è mancata una, per noi meritatissima, pacca sulla spalla. «Ma va bene così» si schernisce l’eroe.

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