Il miglior Lautaro di sempre, non la più forte Inter di Inzaghi. I numeri dicono che solo nel 2007 (Mancini, primo campionato post Calciopoli) il club nerazzurro aveva fatto più punti di oggi nelle prime 20 giornate, allora 54 adesso 51. E tanto basta a qualcuno per lasciare intendere che sia merito di chi ha messo nelle mani di Inzaghi tanta abbondanza. «Abbiamo cambiato 12 giocatori, siamo andati in finale di Champions, abbiamo vinto 2 trofei: i bilanci li faremo a fine stagione», il dribbling del tecnico alla domanda se quella di oggi sia l’Inter più forte. Resta che là dove c’erano Lukaku e Dzeko, oggi ci sono Arnautovic e Sanchez, mentre non casualmente Thuram sta disputando la migliore stagione della carriera. Allenato da Inzaghi e accanto a Martinez.
La differenza fra questa Inter e quelle recenti sta nel lavoro di Inzaghi, non riconosciuto mai abbastanza e anzi sempre discusso dopo ogni mancata vittoria (e i cambi e il turnover e la tattica e ogni volta ce n’è una nuova), che a poco a poco ha modificato il modo di stare in campo della squadra, rendendola una macchina che sa indifferentemente difendersi e attaccare. Sa aspettare e ripartire, ma non è il classico contropiede, è l’occupazione geometrica degli spazi offensivi, la tempesta perfetta che alla prima occasione si riversa nell’area avversaria. E dall’uragano emerge quasi sempre lui, Lautaro Martinez, 18 gol in 18 partite di campionato, cioè 1 ogni 85′, visto che solo 12 volte è rimasto in campo dall’inizio alla fine. È mancato due volte e l’Inter ha faticato col Lecce e pareggiato a Genova. Cosa sarebbe accaduto contro 2 squadre più forti? Inzaghi preferisce non chiederselo, spera solo di non dovere più rinunciare al suo capitano.
Lautaro esalta l’Inter o Inzaghi esalta Lautaro? Quesito senza risposta o con risposta aperta. Certo è che il tecnico ha nel curriculum il precedente di Ciro Immobile, spinto dove mai era arrivato in carriera (nel 2020, addirittura 36 gol in 37 partite, record eguagliato di Higuain in serie A). Oggi Lautaro viaggia forte come mai prima (21 gol nei due ultimi campionati, l’effetto Inzaghi è scattato dal primo giorno) e può aspirare di fare meglio almeno di Angelillo, che con 33 reti in 33 partite (campionato a 18 squadre, non 20 come oggi) è il primatista nella storia dell’Inter.
A proposito, decimo assoluto per numeri di gol in nerazzurro (122), capitan Lautaro è arrivato a -1 da Vieri e a -2 da Icardi. L’obiettivo non dichiarato ma facile da supporre è rientrare dall’Arabia (l’Inter parte domani e venerdì sfida la Lazio a Riad) all’ottavo posto e con una Supercoppa in più (sarebbe la terza in 3 anni, come solo il Milan di Capello).