Ogni persona può aprire un conto bancario all’estero, i cosiddetti conti offshore. Un’operazione legale che può avere diversi obiettivi, tra i quali la diversificazione dei rischi legati alle valute, i vantaggi fiscali e, non da ultimo, la possibilità di operare su altri mercati finanziari.
Ci sono norme che non possono essere eluse, soprattutto in materia di evasione e di antiriciclaggio. Motivi sufficienti per agire in modo conforme alle leggi ed evitare sanzioni di ordine finanziario e legale.
È altresì importante scegliere un Paese estero appropriato e tenere conto dello scambio di informazioni fiscali tra Stati.
Come aprire un conto bancario all’estero
Ogni Paese estero ha le proprie regole ma esistono dei requisiti trasversali, documenti e condizioni richieste da ogni banca a prescindere dallo Stato in cui queste si trovano.
I documenti che bisogna sempre esibire sono:
- documenti di identità, ossia il passaporto oppure la carta di identità
- attestato di residenza, ovvero un documento che comprovi l’indirizzo di chi vuole aprire il conto. Per esempio, un contratto di affitto, una bolletta oppure una dichiarazione fiscale
- informazioni sull’origine dei fondi. Occorre certificare che il denaro trasferito all’estero non leda le norme sull’antiriciclaggio
- informazioni finanziarie come, per esempio, buste paga o dichiarazione dei redditi.
Altri documenti e attestati possono essere richiesti dalle banche estere mediante appositi formulari che possono variare a seconda dello Stato e della banca stessa.
Anche quando si guarda alle banche estere è opportuno controllare attentamente le condizioni, tra costi del conto, commissioni applicate alle diverse operazion e anche l’entità delle operazioni e dei servizi concessi e considerati leciti.
Per principio è possibile aprire un conto offshore a distanza, in questo caso però il richiedente deve sottoporsi a una procedura di identificazione online e, almeno sulla carta, la banca scelta può essere chiamata a fare maggiori controlli di conformità.
Il segreto bancario
L’idea di un conto bancario anonimo o celato alle autorità fiscali è ormai quasi utopica poiché le norme internazionali per contrastare l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro diventano sempre più stringenti. Anche il mito del segreto bancario svizzero è stato fortemente ridimensionato, fermo restando che i conti cifrati, sospesi tra mito e realtà, erano tali (nascondevano il nome del correntista) solo all’interno della banca in cui il conto era stato aperto.
Le norme antiriciclaggio e il monitoraggio fiscale
Le leggi italiane sono molto sensibili al riciclaggio di denaro. Il decreto legislativo 231/2007 mette l’accento anche sull’autoriciclaggio, ossia le attività finanziarie o economiche svolte mediante denaro proveniente da atti illeciti.
L’Unità di informazione finanziaria per l’Italia (Uif) è gestita dalla Banca d’Italia e riceve informazioni in materia di sospetti di riciclaggio e, in collaborazione con il Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di finanza e con la Direzione investigativa antimafia (Dia) svolge gli accertamenti che ogni singolo caso può esigere, identificando le anomalie anche grazie alle attività di verifica delle banche italiane, tenute per legge a comprendere la natura delle attività finanziarie di ogni cliente.
Da ciò consegue la necessità che i trasferimenti di denaro sui conti correnti esteri, per essere considerati leciti, devono essere operati mediante bonifico internazionale oppure in contanti, ma previa comunicazione alle autorità doganali.
A prescindere dalla modalità con cui il trasferimento di denaro viene effettuato, l’origine del denaro deve essere comprovabile, così come deve essere coerente il motivo per il quale il denaro viene spostato all’estero.
Il decreto legge 167/1990 impone l’obbligo ai soggetti fiscali di comunicare all’amministrazione finanziaria italiana sia l’esistenza della relazione bancaria estera sia la consistenza di tale relazione. In altre parole, chi ha residenza fiscale in Italia deve dichiarare nel quadro RW il possesso di attività all’estero, conti correnti inclusi. Tale quadro impone il pagamento dell’Ivafe, l’imposta patrimoniale applicata alle attività finanziarie detenute all’estero. Per i conti correnti l’Ivafe annuale ammonta a 34 euro e 20 centesimi.
Il monitoraggio fiscale sancito con la legge 186/2014 riguarda i conti correnti bancari esteri con un saldo superiore ai 15.000 euro raggiunto durante il periodo di imposta, ma la compilazione del quadro RW è necessaria quando la consistenza media del conto è superiore ai 5.000 euro.
Lo scambio di informazioni tra Stati
L’Organizzazione per la cooperazione e lo Sviluppo economico (Ocse) ha redatto uno standard per lo scambio automatico di informazioni tra Stati ai fini fiscali. Tale standard, il cui nome è Common Reporting Standard (CRS) impone lo scambio di informazioni, tra le quali il nome del correntista, il suo codice fiscale, l’indirizzo, la data e il luogo di nascita e il saldo del conto.
Tutte informazioni che vengono comunicate alle autorità competenti dello Stato in cui il correntista ha la propria residenza fiscale.
I Paesi che hanno sottoscritto lo standard CRS sono attualmente 120 (qui l’elenco completo redatto dall’Ocse).
Le sanzioni possibili
Chi non osserva le regole può essere oggetto di conseguenze di natura fiscale e financo penale. Tra queste:
- accuse di riciclaggio di denaro
- accuse per il mancato rispetto delle norme sul monitoraggio fiscale
- accuse di evasione fiscale per quanto riguarda l’omessa dichiarazione dei redditi prodotti dalle attività economiche e finanziarie estere.
Sono rischi che non andrebbero relativizzati, perché molti Stati stanno facendo quadrato soprattutto per combattere il riciclaggio di denaro, tema sempre al centro delle attenzioni delle autorità preposte.
I migliori paesi in cui aprire un conto
I vantaggi di un conto offshore sono diversi. Permette la diversificazione degli investimenti e consente di agire direttamente sui mercati esteri. Inoltre, ma questa è un’affermazione accessoria, le procedure per il pignoramento di un conto bancario all’estero sono più complesse, anche se non impossibili.
I Paesi che più attraggono soggetti con residenza fiscale all’estero sono:
- Svizzera: il sistema bancario resiliente e discreto, la qualità dei servizi offerti e la stabilità economica fanno della Confederazione Elvetica una meta gettonata
- Lussemburgo: è una delle patrie dei fondi di investimento
- Singapore e Hong Kong: sistemi bancari stabili che offrono servizi di qualità, aprendo le porte ai mercati asiatici
- Isole Cayman: considerate un paradiso fiscale, sono sede di molte società offshore ma, con il passare degli anni, tendono a una maggiore trasparenza.
Il fatto che queste siano mete ambite non coincide con norme permissive: i sistemi bancari esteri sono altamente regolamentati e, in alcuni casi, aprire conti correnti intestati a persone non residenti diventa vieppiù complesso.